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«Però sto bene, tutto sommato»: "C'è molta speranza (ma nessuna per noi)", un nuovo libro ironico e toccante per Nicola H. Cosentino

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C'è molta speranza (ma nessuna per noi)
di Nicola H. Cosentino
Guanda, marzo 2025

pp. 240
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

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«Sperare è inevitabile. Il punto è, semmai, quanto tutte queste cose che hai elencato influenzino i nostri desideri. Come li condizionino». 

Per capirlo, ho detto, avrei cominciato ad andare in giro con un taccuino e un registratore, e avrei chiesto a più persone possibili, tutte quelle che conoscevo e anche qualcuna che non avevo mai visto, di esprimere un desiderio, uno soltanto, il primo che gli veniva in mente. (p. 28)

H. è un trentenne alla ricerca di ispirazione per un suo nuovo romanzo; ha una compagna che ama, soprannominata ironicamente Alzata Con Pugno, un lavoro che gli piace (scrive) ma che non gli dà alcuna garanzia economica, né grande ammirazione da parte di chi gli vive attorno. Vorrebbe sposarsi e comprare una casa, ma, come molti della sua generazione, fatica a realizzare i propri desideri in una società che garantisce ben poco. 

Nelle prime pagine di C'è molta speranza (ma nessuna per noi) al protagonista e io narrante arriva un'idea: creare «un romanzo per interrogativi, per interpellanze» (p. 29), ovvero chiedere alle persone che cosa desiderino davvero e inserire le risposte nel suo libro. L'obiettivo? Un'indagine disinibita sui desideri proibiti della gente. Senza tabù o filtri di sorta.

E noi lettori stringiamo ora tra le mani un'opera composita, strutturata sotto forma di frammenti variamente titolati: troviamo le risposte degli intervistati - e non mancheranno i sorrisi, così come i momenti di commozione -, a cui però si alternano frammenti di vita di H. e di Alzata Con Pugno. Dove finisce il romanzo e dove inizia qualcosa di ben più autobiografico? Seguiamo con divertimento le vicissitudini di H.-intervistatore, ma anche con apprensione gli episodi tragicomici in cui H. cerca di assumersi più responsabilità, aderire pienamente al reale («Tutta la mia vita è così, questa frase potrebbe diventare il mio epitaffio: non gli andava, ma ha esitato troppo e alla fine ha vissuto», p. 167), lotta contro le difficoltà del suo lavoro di scrittore; ci lasciamo intenerire dalle parole (e ancor più dai pensieri) che rivolge ad alta voce o nella mente alla donna che ama e speriamo veramente che la speranza ci sia, e anche tanta per loro

A questo duplice filone, già di per sé vincente, si aggiunge quello che forse ho preferito, per quanto possa sembrare marginale: la metanarrazione. In quanto scrittore, H. inserisce scampoli di conversazioni in cui ragiona sul valore della letteratura, dei premi letterari, su quali requisiti occorrano per scrivere, sui colleghi scrittori, sul mondo editoriale,... 

Ciò che convince dalla prima all'ultima pagina è l'ironia trasparente però mai totalmente spensierata con cui H. racconta la sua vita e fotografa la società: i vizi e le mancanze sono annotati con una certa indulgenza, le stramberie fanno parte del côté più sincero e umano, senza mai cadere nel macchiettistico. Piace la scrittura amichevole, quasi comprensiva, di Nicola H. Cosentino, che racconta un protagonista profondamente calato nella sua nicchia di letterato, in parte fuori dalle aspettative che il mondo nutre per un trentenne. Il protagonista è forse un inetto? Tutt'altro. È un personaggio che ha imparato a conoscersi e non si aspetta miracoli da sé stesso, vuole solo rispettare i propri sogni senza vergognarsi di questo, né rinunciarvi. Ed è consapevole di una verità che non si può certo negare:

«Più ci si sente esclusi dalla possibilità di ottenere qualcosa, infatti, più si ha da immaginare, da attendere, da costruire - cioè, se ne nutre il desiderio». (p. 191)

C'è molta speranza (ma nessuna per noi) è così una lettura che vanta una profonda leggerezza o una profondità leggera che dir si voglia, complice un'ironia calda, accogliente, che fa sentire profondamente accolti e addirittura inclusi. E la scelta di non radicarsi alla forma di romanzo tradizionale ma di lasciare che si frammischino i frammenti è coerente con il caos paradossalmente ordinato che vivono i trenta-quarantenni di oggi, ancora a caccia dei propri desideri, tanto ossessionati quanto spaventati dall'idea di realizzarli. 

GMGhioni