Il pensiero di saperli già lontani, la consapevolezza di averli intravisti solo per afferrare da loro qualcosa, e di avere dato loro qualcosa, per poi lasciarsi andare, tranquillizza anche lei - visto che qualsiasi incontro, prima ancora di diventare un ricordo, addestra all'attraversamento. Non lo sa quanto duri quell'addestramento; probabilmente anni e anni, per arrivare sfiancati, e con l'illusione di essere pronti. (p. 250)
Si conosce mai davvero chi abbiamo accanto? Che si tratti di membri della nostra famiglia, di persone con cui abbiamo una relazione o di incontri recenti, tutti hanno almeno un lato di sé che non avremmo nemmeno immaginato. Nel bene o nel male.
Così pare che Rossella Milone guardi ai personaggi di Il primo desiderio: spesso dati per scontati da chi hanno accanto, questi rivelano nello spazio del racconto qualcosa di inusitato o lo rivelano più in là, con l'avanzare dell'età. Sì, perché Il primo desiderio non è in realtà un romanzo tradizionale, ma ciò che potremmo definire short story cycle, dal momento che, se leggiamo in sequenza gli otto racconti (preferisco questa definizione a quella di capitoli), otteniamo una visione più completa dei personaggi, identifichiamo fili rossi che seguono più storie, osserviamo da punti di vista diversi un contesto, un tema, un personaggio.
Di primo acchito, leggendo Il custode dei randagi, potremmo pensare che tutta l'opera ruoti attorno alla famiglia di Mario, di professione ornitologo, che si trova con la moglie Teresa, insegnante, e con la figlia adolescente Isabel in Africa per ragioni di lavoro. Ma non ci vuole molto, bisogna spostarsi giusto di un racconto, per capire che il loro mondo si intreccia ad altre realtà, come quella di Cori: lui e Isabel si sono avvicinati e allontanati per anni, ma quando leggiamo Animaletti intuiamo che è passato molto tempo dal primo racconto. Cosa è successo intanto al loro sentimento? Lo capiamo facendoci strada in una narrazione appassionante, che recupera dettagli del tempo intercorso senza mai forzature, ovvero senza che si arrivi mai a un narratore onnisciente o commentante. Sta invece a noi lettori individuare, ad esempio, come si inserisca nella rete di relazioni tra i diversi personaggi l'anziana e malata signora Sandra o chi sia la maestra Cecilia. Più svelato, fin dall'inizio, è invece il legame di Rosa con la famiglia di Isabel: è la loro collaboratrice domestica, e la sua storia ci strappa dall'ambiente borghese per mostrarci un altro sguardo del paese di Cremano (liberamente ispirato a San Giorgio a Cremano): quello della periferia, della malavita, e di come le sue ingerenze gravino su tutti, anche su famiglie oneste come quella di Rosa.
Questi sono solo alcuni esempi di una rete di relazioni fittissima, spesso problematica o perlomeno complessa, e ricca di temi che rintoccano. Il più palese è lo scorrere del tempo: «il tempo di tutti è un incessante vagabondare» (p. 174), muta alcuni personaggi e ne lascia altri invece sorprendentemente riconoscibili. Insieme all'età e al ruolo in società e in famiglia, si nota che anche il microcosmo di ognuno si modifica: persone mai viste prima rappresentano ormai la quotidianità per il/la protagonista, e noi lettori dobbiamo "metterci in pari" carpendo dettagli, gesti, parole che possono spiegare uno stato d'animo o anche una situazione.
Se il lavoro non è una delle tematiche più presenti, sebbene talvolta sia un motore narrativo, sono soprattutto le relazioni a costituire il nucleo vibrante di Il primo desiderio: si delineano così desideri proibiti e ritenuti peccaminosi; egoismi deleteri a chi sta attorno; slanci passionali, che talvolta rappresentano una chiave per scoprire meglio sé, in altri casi sfociano in prevaricazione fisica e psicologica; amori addomesticati dalla convivenza e dal tempo, ma non per questo meno intensi; amicizie interrotte o riprese; rapporti con la famiglia d'origine tesi per via di una comunicazione fallace o di errori che hanno lasciato ferite ancora aperte.
Colpisce quanto Rossella Milone, maestra del racconto, sappia catapultare in pochissime pagine il suo lettore in una nuova situazione. E inoltre si apprezza fortemente la densità di queste pagine, in cui l'elemento simbolico permette di aprire ulteriori chiavi di lettura, non limitandosi così all'interpretazione letterale del testo che teniamo tra le mani. Né i dialoghi né le azioni risultano mai fini a sé stessi: contengono un senso più profondo da cogliere, non solo nell'economia del singolo racconto ma anche nell'ambito dell'intera opera.
Ed è proprio questa struttura preziosa, cesellata anche dove le situazioni sembrano le più domestiche, a rendere Il primo desiderio una lettura piena di umanità, che non esclude né giudica alcun personaggio; li coglie e talvolta li raccoglie per come sono e ce li presenta senza edulcorare niente, anche con crudezza, se necessario. Sempre, tuttavia, facendo appello a un ritratto che procede per azioni e parole, che non ha bisogno di lunghe descrizioni, ma che colpisce e resta fisso nella memoria con pochi, sapienti e taglienti tratti.
GMGhioni
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