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Il gioco delle sottrazioni nell'autunno dell'esistenza: "La croce" terzo e conclusivo capitolo della saga di Kristin Lavransdatter di Sigrid Undset

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Sigrid Undset Kristin Lavransdatter

Kristin Lavransdatter – La croce
di Sigrid Undset 
Utopia, gennaio 2025
 
Traduzione di Andrea Berardini
 
pp. 456
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Aveva nostalgia di tutto quello che, un tempo, sembrava sfiancarla: i pesanti lavori di casa, le frotte di servitori, la confusione quando gli uomini di Erlend entravano in cortile accompagnati dal fragore delle armi e dallo sferragliare dei finimenti...I forestieri che arrivavano e ripartivano e portavano notizie dei grandi accadimenti in tutto il paese, e i pettegolezzi sulla gente dei villaggi e delle città... Adesso che tutto questo era svanito, le pareva che la sua vita fosse sprofondata nel silenzio. (p. 20)

Kristin Lavransdatter, moglie di Erlend, che è stata una delle nobildonne di Norvegia, dopo i fatti politici che hanno coinvolto il marito si è dovuta adattare a uno stile di vita più semplice e alla perdita di Husaby. I figli che lei ed Erlend hanno avuto nel corso del loro battagliero matrimonio stanno ormai crescendo e dimostrano come l'infanzia, schiacciata tra le personalità e i conflitti tra i genitori, non sia stato il più felice dei periodi. Un pezzo alla volta, una persona alla volta, Kristin deve affrontare l'autunno della sua esistenza fronteggiando ciò che attende tutti: la perdita di cose e persone che più ci sono state a cuore. 

Ogni saga giunge al termine. La croce, terzo e ultimo capitolo delle vicende di Kristin Lavransdatter a opera del premio Nobel Sigrid Undset, affronta la maturità e la vecchiaia della volitiva Kristin. Dopo l'agiata infanzia infranta dall'amore per Erlend raccontata nella Ghirlanda, e dopo gli intensi anni al centro della scena politica norvegese della Signora di Husaby, assistiamo a un progressivo ripiegamento. Si riducono gli spazi, gli orizzonti, le possibilità future e le persone che circondano Kristin. 

E ora che i suoi figli avevano messo un po' di midollo nelle ossa e di nerbo nello spirito, ma ancora mancava loro la piena saggezza di uomini adulti, Erlend voleva attirarli lontano da lei. Le stavano sfuggendo tutti, marito e figli, con quella strana, infantile giocosità di cui credeva di aver scorto un barlume in tutti gli uomini che aveva incontrato, e cui una donna cupa e piena di crucci non poteva mai partecipare. (pp. 199-200)

Il primo legame a mancare è quello con Simon, suo primo promesso sposo e ora marito della sorella: lui non ha mai dimenticato i forti sentimenti per Kristin e l'impossibilità di gestirli, uniti all'ombra dell'accusa di non aver spalleggiato Erlend nel tentativo di rivolta, portano alla rottura di uno dei vincoli più longevi su cui Kristin poteva fare affidamento. Non le resta più alcun legame con la spensierata infanzia in cui tutto sembrava possibile e il futuro radioso. 
Come è normale che sia, anche i figli prendono piano piano le distanze. I litigi tra i genitori, pietra fondante del rapporto tra Kristin ed Erlend, non hanno giovato al loro temperamento e ciascuno di loro sceglie strade diverse: chi la strada delle armi, chi abbraccia la fede, chi fronteggia malattie e chi ricalca i comportamenti dei genitori nella gestione del matrimonio. Nessuno va incontro al futuro che Kristin aveva sognato quando dirigeva la lussuosa Husaby e le frotte di servitori. 
Viene meno anche il legame con Erlend. A dimostrazione del fatto che persino la più grande delle passioni non può essere un combustibile eterno per reggere un matrimonio felice, come già accaduto più volte i due si prendono e si lasciano, si arroccano sul loro orgoglio che, in tanti anni, non si è mai smussato. L'aver affrontato insieme insidie, crimini e pericoli non li ha resi poi così complici e quando, una volta di più, il legame si spezza, Kristin deve affrontare un'ulteriore perdita, la più difficile da accettare: quella del suo onore. La sua buona reputazione, messa alla prova da anni di scandali, è ormai un ricordo lontano e in una società dove le donne sono difficilmente perdonate in caso di colpa – vera o presunta che sia – Kristin dovrà cercare di difendere il poco che le rimane per il bene dei figli.
Giunta al terzo aspetto della trimurti femminile, dopo la Vergine e la Madre, ora è pronta a incarnare la Vecchia e la Maga. Considerata come guaritrice con capacità fuori dal comune, Kristin non esiterà a passeggiare nel territorio al confine tra il paganesimo e il sovrannaturale pur di cercare di salvare chi le sta a cuore. Esaurita anche quella funzione, Kristin potrà solo incamminarsi verso la luce della croce, che tanto valore e significato aveva per il padre Lavrans,  nella speranza del perdono. 

È il capitolo più intimo della saga. Una volta che il resto del mondo perde di valore e significato, i protagonisti si rivolgono gli uni verso gli altri e si confrontano a cuore aperto su ciò che realmente pensano. Kristin, più di tutti, deve portare il peso degli eventi della sua vita. Deve farsi carico della testardaggine di Erlend che, con esasperazione, si rende conto di non aver mai domato come voleva la moglie; deve accettare i sentimenti di Simon che mettono a repentaglio l'amicizia che lei credeva ormai fraterna; deve parare i colpi delle accuse lanciate dai figli che sono i giudici più severi dei comportamenti della madre, anche se pronti a difenderla, più per il loro onore che per il suo.

«Questa sua figlia non ha fatto che procurargli una vergogna dietro l'altra» (p. 295) così commentano i giusti uomini di fede parlando di Kristin e ricordando le virtù del padre, Lavrans. Kristin Lavransdatter si è fatta strada nella vita prendendosi responsabilità e fardelli che non le sarebbero spettati, venendo delusa da chi aveva giurato di amarla e proteggerla e caricandosi sulle sue spalle una croce che nessuna donna avrebbe dovuto accettare. Amica, nemica, amante... l'avrebbe potuta definire un'altra scrittrice cronologicamente più vicina a noi. Mentre la peste nera raggiunge le coste di Norvegia, Kristin Lavransdatter si congeda dalla straordinaria saga che è stata la sua vita, lasciando dietro di sé, in dono, molto più di quanto non abbia mai ricevuto.

Giulia Pretta