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Venuto al mondo

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VENUTO AL MONDO
di Margaret Mazzantini
Milano, Mondadori, 2008

pp. 531
€ 20.00
ISBN: 978-88-04-57370-8

Davanti a certi drammi, come alla guerra straziante che ha stravolto Sarajevo, è difficile non essere retorici: Margaret Mazzantini scansa questo rischio con la sua consueta sensibilità, aggiungendo alla sua innegabile capacità affabulatoria il graffio e la ferita di chi c'era. E c'era Gemma, ora cinquantenne romana, che finalmente smette di scacciare il suo passato e decide di tornare nella Sarajevo ormai ricostruita, in compagnia del figlio sedicenne, nato là, durante la guerra, in circostanze non ben definite. Dalle prime pagine, non emerge altro che la commozione di Gemma, contrastata dall'apparente menefreghismo del figlio Pietro, non interessato a tornare nel luogo dove suo padre Diego è morto.
Poi il viaggio inizia, su un aereo qualunque, e, prima ancora che i piedi ripercorrano le vie di Sarajevo, cominciano flashback che ripresentano la zuccherina (ma inconsueta) storia d'amore tra Gemma e Diego, scapestrato fotografo genovese.
Basta poi tornare sul suolo martoriato bosniaco e ritrovare l'amico Gojko, poeta e patriota, perché i ricordi mordano con più violenza. Le pagine della guerra si infilano in sordina, viste dall'esterno, come Gemma e Diego potevano scoprirle dalle immagini televisive. Poi, la loro scelta di partire per portare aiuto a quegli amici conosciuti anni prima: sconvolte le abitudini, vengono sovvertiti anche gli antichi credo. Le sequenze, via via, lasciano sempre meno posto al presente, per impadronirsi della narrazione con tutta la loro violenza: non c'è respiro tra gli orrori, né pausa tra una crudeltà e l’altra.
A questo dramma della Grande Storia, si intreccia poi un dramma personale, iniziato in Italia, molto prima della guerra: Gemma scopre di essere sterile. Questa scoperta viene vissuta come una vera e propria menomazione, dapprima da celare, poi da vivere con tutta la sofferenza del caso, fino a diventare quasi patologica. Gemma non si arrende all’idea di non avere un figlio, si ostina fino a rendere ossessivo il suo desiderio di maternità, fino a cercare vie eticamente discutibili per riuscire ad avere un figlio con il sorriso di Diego.
Come abbiamo detto, poi arriva la guerra, la sozzura di una guerra civile, il freddo e gli stenti, la revisione inevitabile delle necessità. E una serie di dure prove che Gemma e Diego troveranno sul loro cammino, duri scossoni alla loro storia.

Quando ho terminato questo libro, tra le lacrime e i brividi, ho pensato: cosa dirò ora? Cosa scriverò? Che ho pianto, che ho odiato una guerra passata in tivù con le solite immagini di straziante repertorio? Che mi sono domandata fino a che punto una donna può spingersi, per diventare madre?
Dirò questo: non è un libro per tutti. È un’esperienza: forte, tenace, cruda e commuovente al tempo stesso, un pugno nello stomaco che non si scosta, ma continua a pressare lì sotto il diaframma, e insiste, scava, perfora, trivella tutte le autodifese. Annienta le convinzioni e le rimescola. Pone interrogativi e non dà risposte, perché le ingiustizie hanno l’unica giustificazione di essere ingredienti della guerra.
Qui si incontra una Margaret Mazzantini ancora più incisiva rispetto all’acclamato Non ti muovere, qui il turpiloquio è servo delle immagini, mentre le parole d’amore sono già intaccate dalla nostalgia. Ritroviamo la consueta ricchezza metaforica, talvolta spinta fino ad attirare critiche di molti lettori, ma a mio parere fantasiosamente creativa. E se la paratassi sembra ispirare una spontaneità quasi dialogica, ecco che la secchezza della frase e la sua esattezza così perfettamente calibrata caricano il tutto di letterarietà. Una letterarietà che, come è facile capire dai temi, non è mai fine a sé stessa, ma è una vera e propria tortura di sentimenti, un’esperienza di dolore scritto per non dimenticare.

GMG

Venuto al mondo ha vinto il Premio Campiello 2009!