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Tra il gotico e il fantasy: il primo romanzo di Debora De Lorenzi
Maledetto libero arbitrio
di Debora De Lorenzi
Statale 11 Editore, 2009
€ 12.00
pp. 124
La prima cosa che salta all’occhio leggendo Maledetto libero arbitrio, prima opera pubblicata di Debora De Lorenzi, è che il romanzo ha interessanti caratteristiche d’internazionalità: innanzitutto, la trama rimanda al genere gotico, con punte di fantasy, senza però mai trascurare l’importanza dei sentimenti, che sono sempre il sottofondo melodico della pagina. Inoltre, la grande scorrevolezza della scrittura è accompagnata da una netta preferenza per il dialogo, che contribuisce a dare un aspetto decisamente cinematografico alle sequenze più importanti.
A questi elementi si unisce una notevole attenzione alla scoperta di sé, intesa come scavo interiore: la giovane protagonista, Vittoria, è divisa dalla profonda dicotomia tra volere e potere. Per anni ha soffocato i suoi desideri, per paura di scoprire chi fosse veramente. Se già scoprire sé stessi è sofferenza, figuriamoci se la scoperta nasce dalla sofferenza! È infatti in seguito alla morte del padre che Vittoria mette in discussione la sua storia collaudata (ma terribilmente noiosa) con Luca e, non da ultimo, anche sé stessa, per aver rifiutato di cogliere le occasioni che la vita le ha proposto. Questo è più che sufficiente, direi, per creare una profonda crisi, che investe anche il settore lavorativo: Vittoria dimostra ormai disinteresse per la galleria che il padre le aveva regalato per esporre i suoi quadri, e non le importa neanche che un acquirente sconosciuto voglia comprare la sua opera preferita per una cifra da urlo.
Vorrei, tra l’altro, far notare che il quadro in questione s’intitola “Sensazioni”. Trovo che non sia un nome di poca importanza; al contrario, è un filo rosso che percorre l’intero libro. Rimanda, innanzitutto, all’impulsività e all’istinto, così fortemente radicati in Vittoria, che cercano di liberarsi; ma anche una sorta di rimando metanarrativo, come se l’autrice segnalasse la principale chiave di lettura, ovvero affidarsi alle sensazioni che comunica e suscita il romanzo.
Ad ogni modo, è chiaro che è difficilissimo uscire da un simile empasse, perché Vittoria deve lottare per la sua rinascita, intesa come ricostruzione, e non come abbattimento del passato. In questo cammino, la forza e il coraggio della protagonista sono fondamentali, sebbene sia ancora più forte la sua umanità, ovvero un intreccio di fragilità, dubbi e tentazioni che non fanno di Vittoria un’eroina sterile, ma un personaggio credibile, portato a scegliere in base al suo “libero arbitrio” (da qui il titolo).
Così, infatti, schiacciata da tutta la sua sofferenza che impedisce ormai di condurre una vita normale, Vittoria fugge, corre nella sua Firenze, normalmente così amata, ma ormai sfondo del suo dolore, e, come spesso succede, tutta la rabbia, l’angoscia, l’inquietudine si sfogano in un urlo liberatorio. Ma questo grido, oltre che spezzare la pesante apatia in cui era piombata Vittoria, crea qualcosa di inaspettato anche nel mondo circostante. Qui possiamo dire che termina la prima parte del romanzo, fortemente realistica, e il grido, questo “basta” evidenziato anche graficamente dal maiuscolo sulla pagina, è un vero e proprio raccordo tra ciò che Vittoria era nella realtà dolorosa di Firenze e ciò che diverrà, invece, in uno spazio trasfigurato che ha tanti elementi fantasy e altrettanti incontri misteriosi, tra cui la conoscenza dei bellissimi Gabriel e Marcus, che daranno un contributo fondamentale nella formazione e nella rinascita di Vittoria.
GMG
Con grande piacere ricordo che ieri sera a Pavia è stato veramente bello l'incontro con l'autrice. Abbiamo parlato di lei e con lei io e Andrea Borghi (collaboratore della pagina culturale de "Il Punto" e insegnante pavese), mentre Arianna Centi Pizzutilli (bravissima lettrice Adov e appassionata letterata) ha letto brani scelti dell'opera (presto vedrete le foto!).
Presto anche l'intervista a Debora!
Sabato 14 novembre alle 17.30 Debora presenterà il libro alla Rassegna della microeditoria italiana di Chiari (BS), nella Sala dei drappi.
Vuoi trovarlo? Clicca qui!
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