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Claudia Consoli
critica letteraria
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Modernismo
Virginia Woolf
Virginia Woolf fra i suoi contemporanei
Virginia Woolf fra i suoi contemporanei
a cura di Liliana Rampello
Alinea Editrice, 2002
La scelta di riproporre ai lettori di Critica Letteraria una recensione su Virginia Woolf non deriva soltanto dal fatto che io sia a stretto contatto con questa scrittrice per motivi di studio, ma anche e soprattutto dal tipo di volume che ho scelto di recensire. Non si tratta di un libro di Virginia Woolf, ma su Virginia Woolf. Apparentemente questa non sembrerebbe una novità, ma non si tratta di un normale studio di carattere critico: in realtà è un libro che serve a ridisegnare il profilo di un’autrice di cui si è formata nel corso del tempo un’immagine a tinte scure, risultata banalizzante per una figura molto complessa, ricca di sfumature che non tutti gli studi hanno saputo mettere pienamente in luce.
Liliana Rampello compie, in questo modo, il tentativo di ridare voce alla Woolf mediante le voci di coloro che l’hanno conosciuta come scrittrice e come donna. Tredici donne e quattordici uomini ne offrono un ritratto sotto il profilo personale-biografico e intellettuale e l’averli accostati permette ai lettori di costruire, anche compiendo delle proprie scelte di lettura fra esse, un’immagine tutta nuova della scrittrice.
L’opera di Virginia Woolf è stata sovente valutata solo alla luce degli eventi traumatici e luttuosi che hanno caratterizzato la sua esistenza portando alla nascita di studi, come quelli femministi in chiave psicoanalitica degli ultimi trent’anni, che non hanno reso giustizia a una figura di donna e di autrice in realtà molto più articolata. Le interpretazioni continuamente focalizzate sulla sofferenza e sul senso di fallimento hanno rischiato di mettere in ombra il suo coraggio e il suo intenso amore per la vita.
Dalle lettere, dai diari e dalle testimonianze di chi ha vissuto accanto a lei emerge il suo pibisogno intimo, profondo di vivere l’esistenza in tutti i suoi aspetti vari, catturandoli e doppiandoli sulla pagina attraverso l’atto dello scrivere, che si configurava come tentativo di catturare la vita stessa. La malinconia e le ombre di una personalità che a tratti viveva con dolore la propria esperienza nel mondo non devono tradursi nell’immagine di una donna che non amasse o sapesse vivere. Da quella dell’amica e amata Vita Sackville West, a Clive Bell, Angelica Garnett fino a letterati del calibro di Thomas Stearns Eliot, Edward Morgan Forster e Cristopher Isherwood o alla cuoca Louie Mayer, tutte le testimonianze raccolte dalla Rampello avvicinano la scrittrice al lettore mostrandone, oltre alle indubbie capacità scrittorie e compositive, e all’innato dono di “raccogliere la vita”, il lato più umano e quotidiano. Ne raccontano l’atteggiamento durante le occasioni ufficiali, le crisi che la allontanavano per lunghi periodi dal caos londinese (senza il quale non poteva vivere e scrivere), l’inesausta ricerca di verità, la sete di aneddoti e lo straordinario senso dell’umorismo. La sua intelligenza, la curiosità per gli esseri umani e l’acuta sensibilità sono fra le doti maggiormente decantate, ma non manca chi ne critichi il carattere pungente, l’atteggiamento fiero, secondo alcuni snob.
Il filo rosso che collega tutte le loro parole è l’affetto, o comunque l’ammirazione per l’eccezionalità della sua figura. Ma il libro è anche una miniera di preziose informazioni riguardanti la società londinese dell’epoca e il fermento culturale che vi trovava posto in anni di rivoluzioni come quelli primo novecenteschi, di radicale messa in discussione di valori estetici, formali, artistici. La sua appartenenza al Bloomsbury Group, i contatti con il mondo editoriale e gli intellettuali più influenti del periodo ne determinavano una posizione centrale che farà dire a Eliot: « con la sua morte è venuto meno un intero schema culturale » ed è difficile che le generazioni future comprendano a fondo l’effettiva posizione e l’importanza del ruolo che ha rivestito.
Non sempre nell’accostarsi agli scrittori si ha la possibilità di entrare in contatto con il loro mondo privato, i loro atteggiamenti giornalieri, le loro abitudini. Spesso quello che si sa del loro profilo biografico viene semplicemente analizzato in funzione della loro produzione o viceversa, in una sorta di legame vita-opera che alla lunga può svilupparsi come un circolo vizioso che le appiattisce l’una sull’altra.
Il lettore troverà nel volume molti particolari gustosi, ricordi commossi e appassionati, velati di tristezza o percorsi di strenua militanza. Un approccio così “intimo”, come quello che questo libro propone, permette di valutare diversamente vita e opera, soprattutto nel caso di una scrittrice sulla quale sono state scritte montagne di studi, analisi, critiche. Ma penso si tratti di uno dei testi migliori che si possano leggere nel caso si fosse interessati a lei e alle sue opere, perché fornisce notizie che altrimenti si ignorerebbero del tutto e stimola ad “ ascoltare ” con diversa intenzione. Virginia Woolf, con la sua immensa mole di lavoro e la sua passione per la vita resta un “ monumento della letteratura novecentesca ”, oltre che la prima scrittrice a rivendicare la libertà di essere una donna e una scrittrice, dopo secoli di dominio patriarcale che avevano rovesciato questo binomio in un disvalore.
Cos’altro dire di lei? I critici la includeranno tra le quattro grandi scrittrici inglesi. Gli amici ne ricorderanno la bellezza, l’unicità, il fascino. Sono molto orgoglioso di averla conosciuta. È stata la principessa incantata o la ragazzina cattiva al tè ‒ o entrambe, o nessuna? Non saprei. In ogni caso era, come dicono gli spagnoli, “molto rara” e questo mondo non era il luogo per lei. Sono felice di pensare che ne è libera, prima che tutto ciò che amava fosse definitivamente distrutto. Se dovessi pensare a un epitaffio per lei, preso dai suoi scritti stessi, sceglierei questo:
« era fatto, finito. Sì, pensò, mettendo giù il pennello spossata ho avuto la mia visione ». (Cristopher Isherwood)
Claudia Consoli
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