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L'instancabile ricerca di un amore da lontano

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Più lontana della luna
di Paola Mastrocola
Guanda, 2007

€ 8,50
pp. 296

Nel 1970, a pochi chilometri dalla Torino della Fiat , ci sono Stupinigi, un cavallo-mascotte, Pino; una ragazzina con grandi sogni da modellare con i suoi panetti di pongo nascosti in tasca, Lidia; adulti che incarnano il prototipo del padre-operaio dai grandi sogni e la tipica madre casalinga, dallo spirito pratico e muta accondiscendenza. Tutto si muove nella quotidianità più rassicurante, finché due eventi sconvolgono l'ordine: la scoperta del fin amor provenzale, dalla lettura della biografia di Bernart de Ventadorn nella fiammante e intonsa enciclopedia comprata per Lidia; e un discorso origliato per caso: è preoccupante che Lidia, a quindici anni, non abbia ancora avuto una "simpatia".
Qualcosa si rompe, e l'equilibrio muta rapidamente: presa da un istinto un po' folle, Lidia decide di andarsene, per trovare il suo amore. La prima delusione non basta a scoraggiare la ragazza che, a distanza di anni, decide di abbandonare Torino a dorso di cavallo, senza nemmeno salutare i genitori. Il viaggio attraverso l'Italia porta sconvolgenti scoperte, nuove amicizie, incontri con uomini improbabili, che Lidia ventenne scambia per il possibile 'amore da lontano'. Non conta se l'uomo è sposato, o molto vecchio: Lidia cerca una nobiltà d'animo che richiama l'idea provenzale d'amore. Il tutto è vissuto insieme a Pino, amico fedele che invecchia affianco a Lidia, confidente silenzioso e leale. 

Le avventure si moltiplicano, come pure i guai, le difficoltà e le scoperte, in uno smodato gioco di fantasia, che a tratti conserva un che di surreale. Fantasiosa è Lidia, io-narrante della vicenda, come saggiamente fantasiosa è la scrittrice: in queste trecento pagine difficilmente riassumibili perché densissime di eventi, Paola Mastrocola costruisce un insolito romanzo di formazione contemporaneo. Così i temi tradizionali sono rimpastati morbidamente in una crema dolce al punto giusto, con una punta d'insoddisfazione molto post-moderna: il viaggio come crescita personale, nonché come ricerca spasmodica e insaziabile; l'amicizia a tratti deludente; l'incertezza professionale, tipica della società randomica contemporanea; l'amore ideale che, riparato dietro all'immaginazione, subisce le sferzate della realtà, fino a crollare; e soprattutto la consapevolezza di sé, conquistabile solo con l'esperienza.

Il tutto è poi raccontato con lo stile scorrevolissimo della Mastrocola, per una narrazione incalzante in cui ogni filo è tirato da mani sapientissime. Il romanzo riconferma la formula già sperimentata nella Barca nel bosco di unire piacevolezza e freschezza alla capacità di comunicare. Il romanzo giusto da proporre a chi, magari giovanissimo, fatica a tenere aperte le palpebre sulla pagina scritta.

Gloria M. Ghioni