Intervista a Frank Spada
a cura di Carla Casazza
Frank Spada è uno pseudonimo dietro cui si cela l'autore dei romanzi hard boiled Marlowe ti amo e Dimmi chi sei Marlowe. Frank ha gentilmente risposto ad alcune mie domande per conoscere meglio lui e le sue storie: la sua identità continua a rimanere un mistero, ma la sua anima - se leggete attentamente l'intervista - un po' si svela.
D: I suoi due romanzi Marlowe ti amo e Dimmi chi sei Marlowe sono usciti ad appena nove mesi di distanza: ha trovato finalmente il coraggio di realizzare un sogno lungamente custodito nel cassetto, oppure è stato folgorato improvvisamente dalla passione per la scrittura?
R: Nessun sogno in un cassetto – ho iniziato a scrivere per gioco, ai primi del 2007 – forse per allontanarmi dalla visione del “reale” e anticiparmi i ricordi che verranno con un’autoironica fuga dal passato. Preciso che da pochi giorni ho compiuto 72 anni!
D: Un detective che si chiama Marlowe... viene naturale fare un'associazione di idee con Chandler. Le assonanze si fermano al nome oppure i suoi romanzi sono un omaggio al grande scrittore americano?
R: Il suo nome doveva essere Marlow, stando al desiderio di suo padre, ma all’anagrafe, sa com’è, a volta basta l’omissione di una vocale… fatto sta che fu chiamato erroneamente Marlowe.
Quanto a Raymond Chandler… ovvio che “Marlowe ti amo”, il romanzo d’esordio, è anche un implicito omaggio al grande autore americano e al suo famosissimo detective, ma quello si chiamava Philip, mentre questo si chiama Marlowe e basta, anche per sua madre.
D: Nei suoi romanzi trova grande spazio il costante conflitto tra Marlowe e il suo doppio. Si tratta di una particolare tecnica narrativa per approfondire la personalità del protagonista, oppure questa sorta di dualismo è scaturito spontaneamente dalla sua penna?
R: Tenga conto di quanto ho già detto rispondendo alla prima domanda e – valutando che un gioco con se stessi presuppone che ci sia sempre anche uno da inseguire – si accorgerà che Marlowe e il suo compare, il doppio che lo affianca da una vita, il “perturbante”, insomma, altri non sono che Frank Spada alla ricerca della vita già alle spalle, ahimè.
D: Nei suoi romanzi la musica, in particolare il jazz, ha un ruolo molto importante (in merito a ciò rimando i lettori a questo articolo). Per traslazione saremmo portati a pensare che questo avvenga anche per l'autore Frank Spada. E' vero?
R: Ah, il jazz e Shorty Rogers quando mi disse che non ci fu nulla di premeditato nel suonare qualcosa di così specifico e diverso da poter essere chiamato “West Coast Jazz”.
D: Quali sono - se esistono - i suoi autori di riferimento?
R: Fin da ragazzino ho letto molto, soprattutto i classici, ma poi… una vita vissuta sul filo della lama, anzi, di un rasoio in tutti i sensi che neanche Maugham potrebbe immaginarsela, mi è bastata per uscirne a ossa rotte e mente asciutta. Non così per i polmoni, invece, ché non mastico gomma americana solo perché un tizio, una volta, mi mostrò una lastra tutta… era nera o bianca? In ogni caso era interrogante come un positivo di un film muto ancora privo di didascalie.
D: Qualcuno ha detto che le sue storie sono molto "cinematografiche", che leggendole pare di vedere un film. Come le crea? Se le immagina - come accade per molti scrittori - e poi le scrive quando esiste già un intreccio articolato nella sua mente, oppure - come altri autori - inizia a scrivere e la storia nasce da sé?
R: La “settima arte” – quella che le riunisce tutte mettendo in primo piano ciò che non si vede – va da sé che un ragazzino, che non amava andare a scuola, ne abbia approfittato per capire meglio il panorama e inzuccherarsi gli occhi anche con le colonne sonore.
D: Che importanza riveste nella sua vita la scrittura?
R: Ne ha avuta, certo, ma ormai… a parte qualche saggio, leggo poco.
D: Leggendo i suoi libri si intuisce un'ottima cultura di fondo. Che lettore è Frank Spada? Onnivoro? Selettivo? Difficile?
R: Difficile? Difficilissimo da leggersi, perché a volte ci vorrebbe un glossario per ogni pagina dei miei libri – ma non ho tempo né voglia di predisporlo, perché quando un libro va in mano anche ad un solo lettore, lo scrittore non esiste non più ed è il lettore che lo interpreta in base alla sua età, emozioni, riflessioni, conoscenze, personalità ecc. ecc.
D: Come dice il proverbio... non c'è due senza tre. possiamo quindi sperare in un terzo Marlowe?
R: Uscirà a giugno 2011 Il titolo? “Doppio…” – no, mi devo attenere alle regole imposte dall’Editore, ma posso dirle che inizierà con un funerale e terminerà con una cerimonia funebre: la circolarità, insomma, quella del fato o della ruota della fortuna o di un cerchio posizionato al centro di un tappeto.
L'immagine che accompagna l'intervista mi è stata fornita in esclusiva dallo scrittore stesso e lo ritrae in Inghilterra... qualche anno fa.
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