Piccolo (e molto didascalico) viatico per un'introduzione alla poesia di Sanguineti
di Fausto Curi
Mucchi Editore, Modena 2011
pp. 62
€ 7.00
Il presente libretto, modestamente definito "piccolo (e molto didascalico)", aiuta il lettore a un primo approccio alla poesia di Edoardo Sanguineti. L'autore, Fausto Curi, docente di Letteratura contemporanea presso l'ateneo bolognese, è da sempre grande estimatore di Sanguineti, nonché suo amico. Le due componenti si intrecciano visibilmente nel viatico, che associa la dimestichezza di Curi con le complesse poesie di Sanguineti alla rispettosa e saltuaria parentesi aneddotica da amico. Un esempio? Si apra il libro alle prime pagine: si troverà In morte di Edoardo, una composizione in cui Fausto Curi si rivolge direttamente al poeta con tono colloquiale, e con le riprese tematico-stilistiche che lo contraddistinguevano (trattasi di captatio benevolentiae in mortem?). Particolarmente interessante, una parentesi circa a metà del componimento: «(la critica, si sa, non è niente più che/ un metadiscorso, e talvolta un meta-meta)».
Con accenni ludici - ma di quel ludico a doppifondi, che cela sovrassensi e sottintesi -, Curi va a cominciare la prosa del suo viatico, una sorta di invito alla lettura che traccia soprattutto le linee-guida del pensiero sanguinetiano. D'altra parte, quando «la poesia è così strettamente legata all'ideologia», non è possibile «trascurare tale ideologia come un aspetto secondario». E coraggiosamente Curi sgarbuglia preconcetti e giudizi sbrigativi che davano a Sanguineti ora dell'anarchico ora del comunista. Definire Sanguineti come «un anarchico corretto da una buona dose di marxismo», «un antagonista radicale e tenace», «un materialista storico» e «un comunista coerente e fedele, un comunista militante» non è affatto apporre etichette altrettanto spicce: Curi passa in rassegna le varie categorie con argomentazioni minute, senza svicolare nel già scritto. Da qui, l'occasione per appuntare rapidamente i gusti e l'ammirazione per letterati e critici, ma anche le inimicizie con altri scrittori, le preferenze musicali e il suo eclettismo (dalla politica alla critica, dalla storiografia alla poesia, a teatro, traduzione, giornalismo). E' questa la parte del viatico più personale, dove Curi qua e là inserisce la soggettività nel testo, ma sempre con grande cautela.
Si passa a una breve ma interessantissima parentesi sulle abitudini compositive del poeta, per poi dedicare pagine dense (perché sintetiche ma efficaci a un neofita) alla poetica di Sanguineti, dall'abolizione della lirica tradizionalmente intesa, alla ricerca di "piccoli fatti veri". Quindi si affacciano le diverse opere, di cui vengono tracciati gli aspetti generali e uno o due particolari, con la citazione di una poesia significativa per introdurre il plurilinguismo sanguinetiano, o lo stranimento, la funzione delle parentesi, la scelta lessicale. Non mancano riferimento alla metrica liberissima, o, venendo alle tematiche, al primato della politica e dell'attività sessuale, alle polemiche metapoetiche e alla direzione ludica della composizione, costantemente rielaborati alla luce di uno sperimentalismo inesausto.
L'ultima parte del libretto affronta le scelte retoriche principali, e sottolinea come la metafora sia piuttosto parca, al contrario delle attenzioni agli aspetti fonico-acustici, in cui si ravvisano echi del profondo.
Se è ovvio che in una sessantina di pagine la poesia di Sanguineti non può essere scartocciata, ma l'invito alla lettura è forte, la critica è ponderata ed evita l'autoreferenzialità, spiega e suggerisce con la dovuta modestia. E, quel che è meglio, incuriosisce. Sarebbe stato utilissimo se Fausto Curi avesse lasciato una bibliografia dei principali contributi critici su Sanguineti, per indirizzare il lettore incuriosito verso i contributi principali, senza il pericolo di incappare in saggi di poco conto.
Gloria M. Ghioni
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