di Fabio Bartolomei
Edizioni e/o, 2011
€ 17
La copertina più verde che l’editoria moderna ricordi. Un po’ come il colore di cui l’autore immagina che sia la sua scrittura, il verde prato. E che titolo: incuriosisce sin dalle prime battute il primo romanzo di Fabio Bartolomei, pubblicato quest’anno da Edizioni e/o.
Scritti da tre punti di vista differenti, i primi capitoli ci presentano alcuni tra i protagonisti della storia. A loro se ne aggiungeranno altri, non meno importanti, non meno veri.
Claudio, Fausto e Diego – questi i nomi dei personaggi – hanno in poco in comune, se non la sensazione di aver fallito, nella loro vita. Si ritrovano a visitare un casale in vendita, immerso nel verde della Campania e, pur essendo dei perfetti sconosciuti l’uno per l’altro, lo acquistano insieme con l’intenzione di farne un agriturismo. È qui che graviteranno questi “caratteri” decisamente convincenti: il catastrofista, il raccontaballe, il comunista tuttofare, lo spaccone buono, la cuoca massaggiatrice e l’africano appassionato della lingua italiana. Personaggi insolitamente normali che l’autore ha indagato nelle loro debolezze, nei fallimenti, talvolta nella loro mediocrità, senza lasciare al lettore lo spazio per idealizzarli; tuttavia, ognuno con la propria individualità, Bartolomei li ha resi capaci di mettersi in gioco, facendo sì che dimostrassero un solido spirito di gruppo. Sicuramente questo è uno dei tratti migliori del romanzo: i personaggi di Bartolomei sono straordinariamente semplici e veri, un piccolo spaccato del nostro tempo. Tra questi c’è anche uno strano camorrista cultore di musica classica, che arriva a bordo della famosa Giulia 1300. Il perché questa diventi un miracolo – in verità il primo di tanti altri – è solo una delle conseguenze del modo originale (assurdo, diremmo), che questo gruppo di amici escogitano per non pagare il pizzo. Perché oltre ad essere un romanzo decisamente divertente – è impossibile non scoppiare a ridere mentre lo si legge – Giulia 1300 e altri miracoli fa riflettere su alcune spiacevoli realtà del nostro paese, con assoluta ironia e profondità, con lucidità e senza che queste riflessioni si trasformino in giudizi noiosi per il lettore. Alternando, infatti, momenti molto divertenti a quelli meno allegri, il testo offre più d’uno spunto di riflessione. Ad esempio invita a guardare alla mafia come a qualcosa che trae linfa dai vuoti della nostra società, ma che a sua volta ne porti altri dentro di se: basta trovare la giusta alternativa, sia ai vuoti che alla mafia. Per i personaggi di questo romanzo, le alternative sono il lavoro di squadra, la coesione, l’amicizia, la solidarietà, l’apertura alle altre culture, alle realtà e ai popoli diversi dal nostro, un pizzico d’incoscienza, e perché no, anche la buona tavola e una sana bevuta con gli amici: tutti ingredienti che non mancano a questa storia.
Bartolomei ci fa seguire passo dopo passo tutte le fasi che preludono all’apertura del casale, ad opera di individui in fondo non troppo distanti tra loro, che cercano insieme la propria dimensione, e lo fa con uno stile scorrevole e godibilissimo; la trama si compone di tratti semplici, pur non scadendo nel banale.
Decisamente un ottimo esordio.
Un assaggio:
Guidiamo a turno, io all'andata, Fausto al ritorno. Non pensavo che tollerasse così bene il silenzio. Mi sembrava più uno che si fa obbligo di riempire ogni secondo di silenzio con una fesseria. Invece, mentre filiamo a tutta velocità attraverso la vallata deserta, il primo a parlare sono io. "Bello vero?" "Cazzo, una figata". Fausto abbassa tutto il finestrino e ci lasciamo investire dall'aria fresca. "Questa è vitaaa!" urla. Sì, è questa, è proprio lei, penso.
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