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CriticaLibera: Fantasmi dell'editoria. 2. Radiguet, Cocteau e Grasset

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2.    Radiguet, Cocteau e Grasset


Bernard Grasset
Che la situazione stesse cambiando ne avevo avuto sentore prima ancora di essere accolto da Gloria Ghioni e Laura Ingallinella. Mi chiedevo con sempre più insistenza quale riscontro economico potesse mai giustificare l’ossessiva e costosa pubblicità di una casa editrice che invitava chiunque avesse nel cassetto un manoscritto ad inviarlo per una quasi certa pubblicazione. Le campagne pubblicitarie costano, e molto, e soprattutto quasi mai sono il frutto di un rischio d’impresa, bensì vanno sul sicuro, grazie a ricerche di mercato che sanno stabilire qual è il prodotto che il cliente desidera. Le ricerche di mercato e le susseguenti campagne pubblicitarie ci azzeccano quasi sempre e quando non ci azzeccano alla fine ci azzeccano per forza perché il martellamento pubblicitario che non abbia intercettato un bisogno reale e che quindi, a rigor di logica, dovrebbe andare a vuoto, alla fine quel bisogno lo crea (le analogie con le ormai più che ventennali pratiche di governo non sono casuali). Insomma, pubblicare la propria opera, il romanzo, i racconti, le poesie non era più un miraggio, non era più necessario passare per la cruna del giudizio altrui, di chi per mestiere e per esperienza fa il lavoro di selezione (non sempre, va detto, con l’auspicata trasparenza e imparzialità, ma comunque, a mio parere, indispensabile). Poi, grazie al lavoro svolto per questo sito, mi sono reso conto che la pratica delle edizioni a pagamento, più o meno mascherate - e più sono mascherate, più sono odiose - è molto più estesa di quanto potessi immaginare. E mi ha fatto anche scoprire un altro guasto che esse hanno prodotto sull'editoria nazionale o riconosciuta, non parlo solo di quelle case editrici che surrettiziamente chiedono contributi più o meno cospicui all’autore, sotto varie forme e con varie scuse (adesso ce n’è una che vale per tutto e tutti e per l’universo mondo: la crisi economica), no, in quel caso siamo ai limiti della truffa e comunque molto al di sotto di una qualsiasi deontologia professionale, parlo delle case editrici che si sono mantenute “pure”: questa situazione le ha rese ancora più pigre, ancora più esclusive e, soprattutto, ancora più conformiste, limitandosi a cercare e pubblicare solo ciò che assicura fin da subito un ritorno economico.

Raymond Radiguet
Si dirà, come pigre e conformiste! Negli ultimi anni le nostre maggiori case editrici hanno proposto scrittori nuovi, inediti che hanno incontrato un clamoroso successo di pubblico. Beh, mi permetto di nutrire qualche perplessità non tanto sulla qualità specifica dei libri dei Giordano, dei Saviano, delle Avallone o dei D’Avenia o quant’altri (nessuna predilezione o idiosincrasia personali: mi attengo al puro ambito della sociologia della letteratura), ma sul fatto che tutti gli esordi in qualche modo eclatanti di questi ultimi anni siano griffati dalle grandi o grandissime o mastodontiche case editrici. E mi chiedo: quanto incide la capacità editoriale in termini di revisione del testo – quello che oggi si chiama editing – e la potenza promozionale messa in campo dagli editori? Nulla di peccaminoso, per carità, o d’immorale, ma tenere a mente esempi del passato contribuirebbe ad una migliore prospettiva critica. Dunque ricordare, ad esempio, che perfino un romanzo alle soglie, se non dentro, il “canone del Novecento”, Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet sconta una storia editoriale non proprio limpida, per cui non è facile valutare in termini qualitativi i “consigli” dati al giovanissimo romanziere da suo mentore, Jean Cocteau, così come non è facile non pensare che il clamoroso successo di quel romanzo non sia dipeso anche dall’imponente e “rivoluzionario” apparato promozionale predisposto da Bernard Grasset, l’editore (basti ricordare che la campagna pubblicitaria prevedeva un filmato – siamo intorno agli anni Venti del Novecento! – da trasmettere nei cinegiornali durante il quale si vedeva il giovane e fotogenico Radiguet presentarsi con il manoscritto sottobraccio al suo editore).

Paolo Mantioni

Continua sabato prossimo!