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Sono una vecchia comunista!

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Sono una vecchia comunista!
di Dan Lungu

Aìsara, 2012

179 pp., 16 €


La storia della letteratura insegna che un buon libro non dà soluzioni ma crea problemi: non offre risposte, pone domande. Così l’ultimo romanzo di Dan Lungu, mio primo e folgorante incontro con la letteratura rumena. Sono una vecchia comunista! è un titolo esclamativo, duro e perentorio, ma in realtà nasconde proprio una domanda che giace al fondo dell’esperienza personale e collettiva.
«Di quante persone felici dovresti circondarti per meritare il diritto alla felicità?» si chiede spesso la protagonista Emilia Apostolae. In una discussione con sua figlia Alice, che ha da tempo lasciato la Romania per il Canada, lei risponde senza remore: sì, sono una vecchia comunista. L'affermazione spiazza Alice e tutti i successivi interlocutori di Emilia: è possibile che una persona possa rimpiangere un regime totalitario – la dittatura comunista di Ceauşescu – che ormai appartiene al passato, soltanto in nome di una «vecchia» ideologia?

In questo bellissimo romanzo, Dan Lungu sfiora il nucleo delle ideologie senza fare discorsi ideologici, entra nella storia senza soffocarla di retorica né cedere alla strumentalizzazione del ricordo, con un tocco di ironia fresca e metallica come il ferro della fabbrica in cui Emilia ha lavorato per una vita. Tuttavia sarebbe riduttivo consigliarne la lettura soltanto per la sua dimensione nazionale. Il romanzo è questo, ma non solo. Sono una vecchia comunista! è una matura lezione di umanità: Emilia ripercorre la sua storia personale, il suo viaggio dalla campagna alla città, il lavoro e le amicizie, l’intima felicità del vivere giorno dopo giorno insieme. Questo, d’altronde, è il comunismo per Emilia: un ricordo di energia, giovinezza e lavoro, dopo il quale si è sentita relegata ai margini della vita.

Emilia è una narratrice forte, schietta e senza fronzoli, e la sua storia, nel confronto tra passato e presente, tocca questioni critiche dell’intera società occidentale: il contrasto tra città e campagna, l’apparente riscatto delle classi sociali, le contraddizioni dei sistemi economici a confronto. Questioni attualissime, che Dan Lungu riesce a incarnare con asciutta maestria nei suoi personaggi. Ognuno di essi – Tuçu, Emilia, Alice, Rozalia – è portavoce della sua «microstoria» che, a ben vedere, non è che lo specchio della «macrostoria» del gruppo sociale a cui appartiene. Il grande interrogativo di Emilia, il cui centro è l’inesausta ricerca della felicità e la legittimità di questa di fronte al mondo, fa emergere tutte queste relazioni in cerca di una risposta.

Giunta all’ultima pagina di questo romanzo, ho pensato a un passo sciasciano in cui un personaggio, Candido, sostiene che il comunismo è una cosa semplice, come fare l’amore con la propria ragazza. Per Emilia, comunismo è giocare a backgammon coi suoi amici in pausa pranzo, è abbandonare la puzza del tizic per una città di smalti per unghie e acqua calda. Candido ed Emilia, nonostante la distanza geografica e cronologica che li separa, mi sembrano come fratelli.

Laura Ingallinella


Dan Lungu (Botoșani, 1969), scrittore, drammaturgo, docente di sociologia presso l’Università Al. I. Cuza di Iași e membro dell’Unione degli Scrittori della Romania, è considerato uno dei maggiori scrittori romeni contemporanei. Redattore della rivista Au Sud de l’Est, è tra i fondatori del gruppo letterario Club 8 (1996). I suoi libri sono tradotti in Francia, Ungheria, Spagna, Austria, Polonia, Turchia, Bulgaria e Slovenia. Al romanzo Sono una vecchia comunista! si ispira un lungometraggio in corso di produzione per la regia di Stere Gulea e per la sceneggiatura di Lucian Dan Teodorovici.