ESCLUSIVA: Incontro con Ken Follett
"Winter of the World"
insieme agli straordinari (in ordine per abc):
Alessio Jacona - Barbara Sgarzi - Chiara Cecilia Santamaria - Filippo Pretolani - Gabriele Ferraresi - Mafe De Baggis
Sono le 14.15 quando da fuori la sala conferenze del bellissimo Charlotte Street Hotel si sente: "Oh, Mr. Follett, you're here!". Puntualissimo, Mr. Follett entra con un completo gessato e un sorrisetto tutt'altro che (in)gessato: ha il sorriso di chi ha occhieggiato da fuori la tensione quasi palpabile, comprensibilissima al di là del nostro italiano, ma anche il sorriso divertito dello scrittore di successo che si compiace di suscitare entusiasmo (e adrenalina) sui presenti. L'occasione è ghiottissima: si tratta della preview dell'attesissimo Winter of the world (trad. it. Inverno del mondo), che noi blogger-intervistatori abbiamo ricevuto in bozze durante l'estate. 1200 pagine in inglese: un ostacolo? Assolutamente no, ma di questo si parlerà presto in una recensione dedicata al libro. Veniamo a Ken, alla disponibilità con cui si è prestato a rispondere a qualsiasi domanda, non solo sul libro ma anche sui suoi gusti cinematografici e culinari, accontentando le curiosità dei fans su Twitter... Quindi, per non farvi la trascrizione dell'incontro di ben due ore, qui su CriticaLetteraria vi racconterò del suo libro... Per il resto, visitate i reportage degli altri amici bloggers!
Grazie all'amico Gabriele Ferraresi per la foto |
Barbara, Alessio, Gabriele, Chiara e Filippo
già pronti. E dove siamo io e Mafe?
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Comunque vada sarà un bestseller
Apre l'intervista Mafe, riportando una domanda posta su Twitter da Dalmasso Mark: chiede a Ken Follett cosa prova a sapere che nei prossimi giorni migliaia di lettori (forse milioni) non riusciranno a staccarsi dal suo libro.
Mr. Follett sorride, compiaciuto: è sicuramente certo, ma, nonostante sia un successo annunciato, tradisce ancora un po' di nervosismo. Spera di ricevere molti tweet entusiastici sul suo account @KNFollett. Certo, le critiche fanno male, ma le rispetta, purché arrivino da lettori che hanno letto davvero l'opera!
Mr. Follett e la scrittura
Ha gli occhi che brillano, Mr. Follett, quando conferma che la scrittura non è diventata un lavoro, ma che è ancora la cosa più importante della sua vita, e che si esprime nel desiderio continuo di sorprendere i lettori. La vera sfida, all'inizio di ogni libro, è proprio questa: come continuare a sorprendere? Cosa fare perché il lettore prosegua incuriosito?
IL SIPARIETTO #1Gabriele: Mr. Follett, ci dice tre cose che farebbe, se non facesse lo scrittore?Mr. Follett (dopo una lunga attesa): That's tough, really tough... Probably I'll be totally drunk in six months!
IL SIPARIETTO #2Filippo: Non le piacerebbe mai, una volta, essere uno scrittore un po' outsider? Mr. Follett (senza il minimo dubbio): Assolutamente no!Le abitudini di Mr. Follett
Sapete quanto so essere curiosa sulle abitudini degli scrittori. Penso che possa interessare anche voi, e quindi indago qui e là, supportata dalle domande degli amici: Mr. Follett non si sottrae; anzi, chiacchiera volentieri.
Ne emerge che è uno scrittore metodico, che per un libro lungo e complesso come Winter of the World ha scritto dieci ore al giorno per sei giorni alla settimana, per ben due anni! Avrebbe potuto mettercene tre, e allentare il tutto, ma non voleva che i lettori lo dimenticassero.
Viene spontaneo chiedere qualcosa di più: in particolare come fa a non dimenticare tutti i personaggi e gli intrecci, e Ken follett non lesina spiegazioni: racconta di raccogliere dei "character sheets", con tutte le caratteristiche dei personaggi, in modo tale da avere schede sempre aggiornate e non ripetersi, né dimenticare i dettagli.
#Ken Follett: intervista in corsoComunque vada sarà un best? |
Ma i personaggi sono ispirati a modelli reali? Contrariamente a quanto si possa pensare, Ken Follett sostiene di inventare quasi tutto, ovvero di prendere dal reale solo piccoli dettagli, gesti; mai un'intero personaggio.
L'autografo! |
Gli chiedo qualcosa in più sulla sindrome da "libro finito": non sembra affatto uno scrittore tormentato, e in effetti conferma con un ironico "pleased, because I know that I've paid the rent" (soddisfatto, perché so di aver pagato l'affitto) la sensazione che gli lascia il lavoro completato. A quel punto, preferisce lasciare a decantare le bozze per quindici giorni, sforzandosi di leggere qualcosa che non c'entri nulla (anche se è difficile). Poi torna a lavorarci.
Quanto ai sequel, non sempre si parte a scrivere con l'idea di una saga: a volte accade durante la scrittura, o perché sono i fan a richiederlo. Certo, la tentazione di riscrivere un libro ispirandosi più o meno passivamente al precedente c'è: l'importante è avere nuove idee e resistere, perché sarebbe molto più facile ma infinitamente meno appagante.
Più difficile è il rapporto con le traduzioni: confessa di doversi completamente fidare del lavoro dei traduttori e dei consigli di chi vi lavora assiduamente, dal momento che conosce solamente un po' di francese, ma non a sufficienza per poter controllare una traduzione.
Il rapporto con la Storia
Il tavolo di lavoro |
Ken Follett ne parla volentieri: vuole iniziare proprio dalla Storia. Lo studio degli eventi suscita e innesca una trama, storie che iniziano dalla cronaca e prendono uno sviluppo quasi autonomo, ovvero si amplificano fino a lasciare via via la Grande Storia sullo sfondo.
Inevitabile un confronto tra la trilogia dedicata al Medioevo, con il bestseller eccezionale dei Pilastri della Terra, e quest'ultima sul Novecento: qual è il periodo storico preferito?
Ken Follett non esita a rispondere: "Il Medioevo, perché la gente era esattamente come siamo noi oggi, ma viveva con grandi difficoltà, senza cibo, nella violenza, nella sporcizia... Erano più sinceri". Forse, chissà, terminata la prova di "The Century", tornerà a dedicarsi al Medioevo in Inghilterra, ma questa non è che una frase smozzicata, lasciata lì a mezz'aria...
E la politica?
Parlando di Guerre mondiali e di diverse prospettive da cui sono narrate le vicende, è normale chiedersi se il coinvolgimento politico, oltre a quello emotivo, è uno degli scopi primari della trilogia "The Century". Subito, Ken Follett sottolinea di trovare ingiusto usare un libro per promuovere le proprie idee politiche; che lui sia un social-democratico, nella vita, è noto; tuttavia, non vorrebbe mai portare i libri a essere ideologici. Piuttosto, preferisce aprire delle questioni e lasciarle irrisolte, in modo che i lettori possano autonomamente cercare delle risposte. E commenta:
"I'm not smarter than my readers"ovvero può portare i suoi lettori a riflettere su alcuni aspetti, ma saranno sempre loro a trarre liberamente le loro conclusioni.
Anticipazioni per il futuro: il 3° volume di "Century"
Here was Mr. Follett |
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Quando Ken Follett ci lascia, ovvero dopo una serie di strette di mano, foto e autografi per tutti noi presenti, restiamo con la impalpabile felicità di chi ha potuto confrontarsi con un grande del romanzo contemporaneo. La sua simpatia, con quel distacco British scalfito dal carattere estroverso, la pacatezza del suo (rincuorante) inglese così comprensibile e comunicativo, la quantità di tranquillità e self-confidence che lascia in ognuno... Sono state due ore piene, senza silenzi imbarazzanti, ma anzi, con la piacevolissima sensazione di una chiacchierata piacevole e illuminante, in una sintonia che fa pensare continuamente: "That's incredible!". But it was real. Gloria M. Ghioni
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Un ringraziamento speciale agli amici Mafe e Filippo per l'invito; un altro ringraziamento alla disponibilità di Gabriele, che mi ha regalato la foto con Ken Follett; un saluto e un abbraccio a tutti i compagni d'avventura londinese.
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