Achille non lo sa mica cosa vuol dire “omosessuale”. Giace con
Briseide e con tante altre, si infuria con Agamennone quando gli porta via la
sua schiava. Ma quando Ettore uccide Patroclo la sua disperazione è immensa,
tanto da prevalere sull’orgoglio e sull’ “ira funesta”:
una nube nera di dolore avvolse l’eroe; con entrambe le mani prese la cenere arsa e se la sparse sul capo, sfigurando il bellissimo volto; cenere nera copriva la tunica profumata ; nella polvere giaceva lui stesso, lungo disteso, e con le mani insozzava e strappava i capelli.
A woman's face with nature's own hand painted,
Hast thou, the master mistress of my passion;
A woman's gentle heart, but not acquainted
With shifting change, as is false women's fashion
La letteratura per fortuna ha il pregio di essere spesso più saggia della storia e più civile di ogni legge proibizionista. Quando un autore non può o non ha il coraggio di gridare apertamente, camuffa la sua protesta dietro un personaggio. Proust non fa coming out, ma il Barone di Charlus della Recherche sì. La lista dei personaggi omosessuali in letteratura è sterminata: chi scrive non pretende di avere competenze particolari in questo campo di studi. Sarebbe interessante saperne di più. Da una rapida ricerca su internet pare che ci siano due testi in particolare che si occupano di letteratura e omosessualità: Classici dell’omosessualità, a cura di Paolo Zanotti ed edito da BUR, e uno studio che si concentra sulla letteratura nostrana, L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano, di Francesco Gnerre per Dalai Editore.
Ma continuiamo con questo fantomatico brainstorming e torniamo in Grecia,
anzi a Lesbo, dove la poetessa Saffo istruisce al canto e all’amore le giovani
aristocratiche. Poco importa che Ovidio le faccia scrivere una lettera d’amore
al traghettatore Faone, saffici saranno da allora in poi tutti gli amori tra due
donne. Amori che inebriano non pochi poeti: anche Baudelaire, c’era da
aspettarselo, in uno dei suoi fiori immagina una Lesbo
terre des nuits chaudes et langoureuses, Qui font qu'à leurs miroirs, stérile volupté! Les filles aux yeux creux, de leur corps amoureuses, Caressent les fruits mûrs de leur nubilité.
La Francia di quei tempi non ha peli sulla lingua: Rimbaud e Verlaine
scrivono a quattro mani il Sonnet du trou
du cul e il loro avventuroso e “pistolettaro”
amore rimane ancora oggi uno dei più celebri tra tutti i letterati.
Come non ricordare poi, tra i più noti poeti omosessuali l’ OscarWilde degli abusati aforismi e del De
Profundis, e André Gide, primo
scrittore dichiaratamente gay a ricevere il premio Nobel per la letteratura.
L’amore omosessuale è un amore oscuro perché non può portare frutto, e
Federico García Lorca piangerà la sua “sterilità” nei suoi Sonetos:
Tengo pena de ser en esta orilla
tronco sin ramas, y lo que más siento
es no tener la flor, pulpa o arcilla,
para el gusano de mi sufrimiento.
Si tú eres el tesoro oculto mío,si eres mi cruz y mi dolor mojado,
si soy el perro de tu señorío.
Oltre ai già citati soldati, ci sono altre figure tipiche
dell’immaginario omosessuale che ricorrono nei libri: ad esempio il marinaio
Billy Bud, che per quanto nella canzone di Vinicio Capossela faccia coppia con
Molly, piace molto agli altri componenti della ciurma di Melville.
Le donne si fanno più coraggiose nel Novecento. Una donna deve avere
soldi e una stanza tutta per sé per poter scrivere, e Virginia Woolf scrive di
Orlando, uomo che si risveglia donna. Scrive della signora Dalloway e del suo
amico Septimus che si suicida perché non riesce a superare il trauma della
morte del suo amato compagno di guerra. Suicidarsi perché non si sopporta
l’idea di un’altra guerra e suicidarsi per amore: il passo è breve e Michael Cunningham
ne fa una riscrittura.
Nel Novecento sono sicuramente gli Stati Uniti i più innovativi in
quanto a studi LGBT: teorizzano l’omosessualità e proclamano la pluralità delle
potenzialità sessuali. Contro i codici comportamentali impressi nella società,
quella fatta dai “corpi che contano” come li chiamerà Judith Butler nel ‘93, si
afferma l’urgenza di una comunità più giusta e più diversa, più “queer”. Una
comunità in cui non ci si appiattisca ai diritti-doveri dell’uomo in quanto
essere sessualmente determinato, perché la donna, il gay, la lesbica non sono
uomo. Le pluralità sessuali fanno di una comunità un luogo giusto se rimangono
appunto diverse e rispettate nella loro diversità, non nella loro uguaglianza a
qualcosa che uguale non è.
Che un articolo non possa contare e contenere tutti i nomi di
autori-personaggi omosessuali è confortante. Tanti mancano all’appello, e
Pasolini è il primo di un’altra lista che si spera qualcuno scriva presto.
Perché è importante scrivere dei nostri autori omosessuali, è importante che le
loro parole arrivino senza becere censure nei corpora ministeriali, in modo da
confortare e guidare tutti gli studenti e tutti gli adolescenti.
E in Russia? Ah già, la Russia che balla sulle musiche
dell’omosessuale Čajkovskij ha anche lei i suoi scrittori omosessuali.
Marina Cvetaeva, ad esempio, che nel ciclo di poesie L’amica racconta della sua storia
d’amore con Sofija Parnok, altra poetessa russa. Bellissime e a volte ironiche
poesie che parlano della quotidianità di una relazione, della sua passione e
delle sue incomprensioni.
Sotto il carezzevole plaid felpato Invoco il sogno di ieri. Che è stato? Di chi è la vittoria? Chi è il vinto?Tutto rievoco nuovamente, Per tutto mi tormento ancora È, che per questo non conosco parola, È stato forse amore?Chi era cacciatore? Chi - preda? Tutto è diabolicamente - alla rovescia! Che ha capito il gatto siberiano Nel suo lungo ronfare?E in quel duello fra ritrosi Chi aveva in mano solo la palla? Il cuore di chi? - il Vostro o forse il mio - Galoppava tumultuosamente?E allora - che è successo? Perché si desidera così tanto e che pena? - E alla fine non so: ho vinto forse? Ho perso, forse?
Pare che anche Gogol’ si sia lasciato morire perché dilaniato da una
crisi interiore dovuta alla sua sessualità non accettata.
Meno male che il fantasma di Akakij Akakievič continua a scorrazzare
per San Pietroburgo, rubando i cappotti dei signorotti perbene e facendoci
ancora ridere dei corrotti e viziosi funzionari della borghesia russa.
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