Apnea
di Lorenzo Amurri
Fandango, 2013,
pp. 251
Musicista e produttore musicale, l'esperienza di scrittore di Amurri è cominciata con il blog tetrahi.blogspot.com, proseguita poi con un racconto (una lettera al fratello, in verità) inserito nella raccolta Amore caro, curato da Clara Sereni, che ha subito creduto in lui come scrittore. Apnea è il suo primo romanzo.
Guardo di nuovo l'acqua e so che non mi mancava l'aria perché ero immerso: sono mesi ormai che vivo in apnea trasportato dalla corrente degli eventi, senza decidere che rotta prendere; mesi che mi nascondo dietro al dolore, che cerco rifugio in piani goffamente architettati per risolvere drasticamente una situazione che ho voluto rendere più angosciante possibile; mesi che ascolto solo la mia voce ferita, e non mi curo di nessun altro; mesi che ho chiuso la mia personalità e la mia voglia di vivere dentro uno sgabuzzino; mesi che trattengo il respiro, e con lui, tutte le parole che non riesco a pronunciare.Di tutte le parole che non era riuscito a pronunciare, Lorenzo Amurri ha fatto un romanzo, quello di un evento che ha cambiato del tutto la sua vita, e di com'è riuscito a venir fuori dall'apnea, lo stato in cui si precipita quando si soffre e basta, senza lottare.
Presentato al Premio Strega 2013 da Sandro Veronesi e Clara Sereni, Apnea racconta di un tragico incidente sulla neve e l'autore parla in prima persona della sua vita, chiamando cose e persone col loro nome, come si raccontano le storie vere. L'impatto contro un pilone della seggiovia, le lesioni midollari, e una nuova vita da tetraplegico a cui abituarsi, sono i temi con cui si apre il romanzo, svolti con una leggerezza che non ci si aspetterebbe. Apnea infatti racconta del dolore con lucidità, senza toni esageratamente drammatici e induce, a tratti, alla risata.
Con un atteggiamento infastidito [l'infermiera] si piega verso di me e mi toglie il lenzuolo per praticare le cure igieniche. L'immediata rivincita è però lì ad attenderla: si ritrova il mio arzillo pisello a venti centimetri dal viso. Sgrana gli occhi scattando automaticamente all'indietro, e una volta recuperata una parvenza professionale, mi copre di nuovo rimandando il servizio a più tardi e si dilegua. Mio fratello esplode in un'irrefrenabile risata:
"Tiè, beccati 'sto pisellone! Il mostro di Lockness l'ha messa in fuga Lo, bravo!"
Non funziona più come prima, non reagisce a stimoli visivi né a pensieri erotici, ha una vita tutta sua, indipendente dalla mia volontà: ho un pisello anarchico.
Le pagine del romanzo lasciano intravedere un carattere
molto forte e di un uomo che ha vissuto appieno la sua vita, una vita
che prima dell'incidente era stata ricca di viaggi ed esperienze, di
regole da trasgredire con un po' di ribellione e di come ha dovuto
adattarsi ad un nuovo corpo, ad un nuovo stato di cose che, in
principio, non ha potuto fare a meno di rifiutare.
Amurri racconta, quasi come in un diario, il periodo trascorso in un ospedale svizzero, le numerose operazioni, il percorso difficile della riabilitazione e i rapporti umani nati nel dolore, quando ad essere evidenti sono lati del carattere che non ci appartengono fino in fondo; descrive con lucida attenzione ogni aspetto della nuova vita di chi ha dovuto adattarsi ad una dimensione innaturale, come il rapporto di coppia. Johanna, tratteggiata con toni delicati risulta uno dei personaggi più belli del romanzo, nonché uno dei più importanti, perché era la sua donna. Quel giorno dell'incidente era con lui, come lui aveva sbattuto sul pilone della seggiovia, con meno danni, ma anche la sua vita aveva subito una profonda rivoluzione. Dal racconto in prima persona attraverso cui si svolge il romanzo, si intuisce bene la sua lenta ricerca del proprio uomo in una persona del tutto diversa, con la vita stravolta. Restando comunque accanto a lui, non può fare a meno di cercare l'uomo forte e indipendente che conosceva. Per niente facile.
Amurri racconta, quasi come in un diario, il periodo trascorso in un ospedale svizzero, le numerose operazioni, il percorso difficile della riabilitazione e i rapporti umani nati nel dolore, quando ad essere evidenti sono lati del carattere che non ci appartengono fino in fondo; descrive con lucida attenzione ogni aspetto della nuova vita di chi ha dovuto adattarsi ad una dimensione innaturale, come il rapporto di coppia. Johanna, tratteggiata con toni delicati risulta uno dei personaggi più belli del romanzo, nonché uno dei più importanti, perché era la sua donna. Quel giorno dell'incidente era con lui, come lui aveva sbattuto sul pilone della seggiovia, con meno danni, ma anche la sua vita aveva subito una profonda rivoluzione. Dal racconto in prima persona attraverso cui si svolge il romanzo, si intuisce bene la sua lenta ricerca del proprio uomo in una persona del tutto diversa, con la vita stravolta. Restando comunque accanto a lui, non può fare a meno di cercare l'uomo forte e indipendente che conosceva. Per niente facile.
Apnea racconta del ritorno di Lorenzo alla realtà, dopo la reclusione in ospedale, della paura di perdere le persone che facevano parte della propria vita prima dell'incidente: la consapevolezza che molte conoscenze andranno perdute, la speranza che per le amicizie vere nasca un altro equilibrio, una nuova dimensione.
Uno dei temi più presenti nel libro, tra ricordi e nuove realtà, è la musica. L'autore parla a lungo del suo rapporto con la musica, da quello fisico con la sua chitarra - doloroso abbandono dopo l'incidente - a quello con l'ascolto musicale, con cui si riconcilia gradualmente. Tra le pagine più dense, quella in cui si ritrova ad ascoltare sempre lo stesso brano dei Radiohead, Let down, che sente su di sé come se fosse stata scritta per lui:
Un cinque quarti nelle strofe, che diventa un quattro quarti nel ritornello e nel bridge. Un pezzo che va ascoltato a volume altissimo, che ti fa volare via. Non mi sono mai soffermato molto sul testo, che questa volta mi colpisce come un diretto in pieno volto. Il ritornello recita così:"One day I am going to grow wings, a chemical reaction histerical and useless..."Sembra scritto per me, per come mi sento in questo momento: abbandonato e vagante, schiacciato come un insetto per terra; un giorno mi spunteranno le ali, grazie a una reazione chimica, e volerò via da tutto questo. Ma è un pensiero isterico e inutile, perché non succederà e rimarrò qui, per terra, come un insetto schiacciato. Mi riconosco di nuovo in un pezzo, mi ci perdo dentro come è successo tante volte, come succede a tutti.
Un altro tema è quello del dolore, trattato in modo da divenire una vera e propria riflessione dal sapore sociale:
Al contrario di quello che succede negli ospedali italiani, qui la prima regola fondamentale è, nei limiti del possibile, non far provare dolore ai pazienti.
In questo passo Amurri fa riferimento ad un ospedale svizzero, in cui fu portato qualche tempo dopo l'incidente. In seguito racconta ancora di episodi legati alla sanità italiana, a come nel nostro paese non sia affatto semplice la vita, per un malato.
[...] Oltre alla pressione bassa, ho di nuovo forti dolori alle spalle, gli stessi che a Zurigo mi trattavano con la puntura di Vilan. Il problema è che qui in Italia non esiste la stessa politica sul trattamento del dolore: non si può andare in farmacia a comprare della morfina o qualsiasi suo derivato, ci vuole una ricetta medica speciale. Purtroppo la cultura cattolica prevede la sofferenza: Gesù ha sofferto sulla croce? E allora niente morfina.
Amare riflessioni.
Questo primo romanzo di Amurri si presenta come un'immagine nitida dell'esperienza che ha vissuto. Il suo stile è scorrevole, il modo di scrivere chiaro e immediato, senza sentimentalismi, tutto è raccontato con schiettezza, con la lucidità di chi ha ben presente cos'abbia passato e come ne sia venuto fuori; con la serenità di chi ha accettato la sua nuova condizione e ha accolto le esperienze positive che questo enorme cambiamento gli ha portato. Con gioia.
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