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Insegnare a scuola l'amore per la lettura con Khaled Hosseini

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Ci si lamenta spesso del fatto che, sui banchi di scuola, la lettura diventi un obbligo e non un piacere. Ma, dati alla mano, si tratta di un pregiudizio: la scuola resta uno tra i luoghi privilegiati per la scoperta della letteratura. Abbiamo incontrato Maria Galletta, docente di materie letterarie in una scuola secondaria di primo grado, per parlare proprio del rapporto tra libri, scuola e ragazzi.

Si può insegnare l'amore per la lettura?
Sarebbe facile rispondere di sì, ma in realtà il percorso è molto tortuoso. Al di là dell'assegnazione di determinate letture, il compito di un docente è quello di porre delle domande, stimolare la discussione su questioni irrisolte, e cercare di guidare i ragazzi affinché comincino a scavare dentro se stessi attraverso le pagine di un libro. Come potete ben immaginare, ogni ragazzo risponde a quest'invito in tempi e modi diversi.

Come funziona?
I contesti più canonici sono i laboratori di lettura e le letture "obbligatorie"; ma ritengo che i momenti più importanti siano altri, quelli che in un certo senso completano l'attività didattica, fuori da ogni obbligo. Dopo aver spiegato un determinato argomento, consiglio sempre un libro che può approfondirlo: si tratta di semplici consigli a margine, in cui si cerca sempre di non rivelare troppo, di stimolare la curiosità e il desiderio di saperne di più. L'invito rimane in sospeso, ma è sempre una bellissima sorpresa scoprire che qualche ragazzo l'ha colto e ha cominciato a leggere - o ha già divorato in un giorno! - il libro che hai consigliato.

Diceva poc'anzi che ogni ragazzo risponde in modo diverso: esiste un identikit del lettore forte già dai tempi della scuola?

Credo che fornire identikit - che vuol dire creare degli schemi precostruiti, dei pregiudizi - sia piuttosto pericoloso. Per ogni ragazzo c'è un libro speciale, che scaverà a fondo nella sua sensibilità e gli dirà molto su chi è e chi potrà diventare: la differenza è che alcuni lo cercano divorandone uno dopo l'altro, mentre altri hanno bisogno di molto tempo per vincere la diffidenza.

Diffidenza?
Sì, credo sia una componente fondamentale. Solitamente si lamenta la mancanza di curiosità dei giovani, ma io ne farei più una questione di diffidenza verso tutte quelle cose che la lettura porta con sé: l'idea, per esempio, di sedersi su un divano per leggere qualcosa che non sia un testo scolastico; o ancora l'idea che attraverso una forma di incontro che richiede fatica, costanza e attenzione - cosa che in fondo la lettura è - si possa provare lo stesso piacere che davanti a un film, o la stessa adrenalina che di fronte a un videogioco; o che certe domande richiedano un tempo lento, diverso da quello di una ricerca su Wikipedia. Si dice spesso che aprire un libro vuol dire scoprire un nuovo mondo: per un ragazzo lo è anche dal punto di vista pratico.

E allora, una curiosità: che libri leggono i suoi ragazzi?
A parte quelli che consiglio - da classici come Dickens o Stevenson, fino a Antoine de Saint-Exupéry, Lo Hobbit, Michael Ende, Bauman, Jostein Gaarder, la saga di Harry Potter, passando per libri che affrontano temi della mia attività didattica: Sepùlveda, Fred Uhlman, Oriana Fallaci, Harriet Beecher e soprattutto Khaled Hosseini - mi ritrovo spesso a scoprire io dei titoli consigliati dai ragazzi. 

Un esempio?
Bianca come il latte, rossa come il sangue di D'Avenia. Il che dimostra anche quanto siano importanti gli adattamenti cinematografici da romanzi.


Veniamo proprio al punto di quest'intervista: da quel che mi ha anticipato, Khaled Hosseini è protagonista di numerosi incontri da parte dei suoi ragazzi.
Hosseini è uno degli autori più letti. La sua scrittura si sposa perfettamente con l'obiettivo di cui parlavo prima: avvicinare i ragazzi alla lettura proponendo loro di approfondire un tema che già conoscono, perché se n'è parlato durante le attività didattiche. I due romanzi di Hosseini, Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli, permettono di riflettere sull'amicizia, sulla condizione femminile, sulla libertà individuale: tutti temi che rivestono una fondamentale importanza nella scuola secondaria di primo grado.

E la risposta dei giovani lettori?
Ha del sorprendente. Conoscono la storia e la geografia dei luoghi in cui sono ambientati i romanzi, è questo aggiunge non soltanto un importante fattore formativo, ma un vero e proprio "effetto realtà": permette loro di contestualizzare, di scoprire la verità nella finzione narrativa. Questo è davvero fondamentale, soprattutto in un contesto culturale come il nostro, che invece tende a rendere il reale sempre più "virtuale".

Si parlava di amicizia, di libertà della donna: nel nuovo romanzo di Hosseini, E l'eco rispose (Piemme, 2013) si parlerà della famiglia.
Sarà sicuramente un'interessantissima occasione di confronto su quest'argomento. Di solito i ragazzi si appassionano a Il cacciatore di aquiloni, e le ragazze a Mille splendidi soli: chissà, probabilmente E l'eco rispose riuscirà a unire i giovani lettori con cui ho la fortuna di lavorare ogni giorno.

Grazie per la disponibilità, e auguri per il suo lavoro: riteniamo sia una importante missione culturale e civile.
Grazie a voi!