Vanessa Bell |
Su Virginia Woolf esiste una vasta produzione di saggi e biografie; la stessa autrice ha lasciato testimonianza viva in A Writer's Diary (1953), in The Letters of Virginia Woolf (1975-1980), e nelle opere come A Room of One's Own (1929) e The Common Reader (1925). L'intera sua produzione, da The Voyage Out (1915) fino a Between the Acts (1941), può essere letta come tentativo di rielaborare i fantasmi familiari e le esperienze di vita vissuta in forma letteraria, con l'obiettivo costante di esplorare la realtà per darle una forma diversa da quella che i padri della solida letteratura ottocentesca avevano lasciato nei loro libri.
Quando ho preso in mano Vanessa e Virginia di Susan Sellers ho subito pensato che questo libro fosse qualcosa di diverso rispetto agli altri che avevo letto: i nomi delle due donne affiancati nel titolo fanno già intuire che questo non è solo un romanzo su Virginia Woolf, ma è il racconto di due esistenze talmente intrecciate da sembrare un'unica cosa, la vicenda di due donne che hanno scelto l'arte per esprimere se stesse in un momento in cui era loro richiesto solo il rispetto delle etichette della buona società. Questo romanzo è la loro storia raccontata da Vanessa, la sorella maggiore, pittrice e moglie del critico d'arte inglese Clive Bell. Lei è la voce narrante, così intima e capace di scavo psicologico, sempre alla ricerca di risposte e interpretazioni, la maggior parte delle volte trovate sulla tela. Ecco quindi che il percorso della grande scrittrice inglese e la storia del Bloomsbury Group ci vengono restituiti dalla prospettiva di chi li ha guardati dall'interno, talmente vicina a questi fuochi ardenti da bruciare con loro.
Virginia Woolf's portrait, 1912 |
La relazione tra le due sorelle viene ricostruita da Susan Sellers, studiosa e co-direttrice delle edizioni critiche delle opere di Virginia Woolf per la Cambridge University Press, nella sua autenticità, con tutto l'amore sconfinato, il desiderio di protezione reciproca e anche l'invidia e la gelosia. Sembra quasi di assistere a una rappresentazione teatrale da un angolo estremo del palcoscenico stesso, quasi un dietro le quinte che ci mostra tutto quello che in sala gli altri non possono vedere.
L'autrice consegna una narrazione che procede frammentata, dove i capitoli e i paragrafi corrispondono a momenti e a ricordi isolati del loro passato. Poetica e raffinata, la voce del personaggio di Vanessa regala al lettore la sua intima confessione, sempre in bilico tra l'uso di un "Tu" che non può che essere Virginia, e quello di un "Io" che faticosamente tenta di manifestare se stesso.
Vanessa e Virginia è un romanzo brillante, una delle testimonianze meno scontate di quella magia che fu la letteratura della Woolf. A ogni pagina è evidente lo studio profondo da cui nasce il testo, quel serio lavoro di approfondimento compiuto non solo sulla produzione letteraria di Virginia, ma anche sulla pittura di Vanessa e sulla ricerca personale e collettiva di tutti gli altri membri del Bloomsbury Group.
Dentro il romanzo troverete tutte le avventure e le dinamiche di una compagnia irriverente, troppo spesso dipinta solo come un circolo di intellettuali snob.
E gli amanti di Virginia Woolf non potranno non riconoscere tra le righe i numerosi e fini richiami alle opere della loro amata scrittrice, un sottile sottotesto che, ancora una volta, ci ricorda da dove sono nate quelle pagine immortali. Non dimenticherete più che accanto a Virginia ci è sempre stata una sorella-madre, una donna coraggiosa che l'ha protetta e salvata tante volte, prima del 28 marzo 1941.
Edizione di riferimento: Susan Sellers, Vanessa e Virginia, Beat Edizioni, Milano, 2013, pp. 192.
Tu eri quella che ci sapeva fare con le parole. Tu eri quella in grado di prendere un evento e descriverlo in modo da rivelarne l'essenza. Io quel talento non lo possiedo. Se ora fossi al posto mio, tu sapresti... Troveresti un modo di penetrare la verità e rivestire le tue scoperte di parole talmente potenti da far cantare e piangere il cuore di chi legge.
Ci hanno addestrato a diventare due signore. Com'è che hai detto una volta? Abbiamo imparato a venerare l'angelo della virtù, una creatura capace di una tale abnegazione da non avere bisogni propri. Questo era il modello che ci veniva proposto: il nostro punto di arrivo e il nostro implacabile pungolo. Ci umiliava quando non riuscivamo a imitarlo, ostacolava qualsiasi ambizione potessimo nutrire. C'è poco da stupirsi, dunque, che tu l'abbia uccisa infilando la punta della tua penna nel suo seno perfetto, inimitabile.
Stella aveva riempito il vuoto lasciato dalla mamma e adesso anche lei ci veniva strappata. Ci tenevamo strette l'una all'altra mentre la sua vita scivolava via, e così abbiamo imparato che la felicità è una cosa fugace.
Se ora fossi tu a scrivere [...] sapresti descrivere l'ombrello di Saxon arrotolato con estrema eleganza, l'eccentrica pronuncia di Lytton, la sua cadenza musicale, le pause, le mani tremolanti di Leonard.
Penso a tutte le ore che ho trascorso a lavorare insieme a te nel giardino d'inverno. Quando mi interrompevo per guardare quello che avevo fatto, il rumore della tua penna che viaggiava sulla pagina era il solo incentivo che mi serviva per continuare.
Con Gita al faro è stato diverso. Lì, per la prima volta, ho sentito tutta la forza del tuo genio. Dal complesso equilibrio tra composizione e visione, dalla squisita esecuzione di ogni frase, ho capito, mio malgrado, che eri un'artista consumata e che io non sarei mai riuscita a fare nulla che fosse all'altezza. Avevi di nuovo raccontato la nostra storia [...] avevi ritratto la mamma e il papà con una maestria che mi lasciava senza fiato. Era come se, concentrandoti su alcune caratteristiche ben precise, fossi riuscita a porgerle al lettore con un'immediatezza che le rendeva archetipiche e vivide al tempo stesso, istruttive e vere insieme. Le avevi liberate dalle insidie della memoria e le avevi usate per riflettere su questioni più profonde riguardanti l'esistenza umana. E tutto questo con una prosa di una tale limpidezza, di una tale intensità che mi lasciava ammirata. Eri andata oltre [...] Stavolta avevi fatto una cosa tanto epocale da fare avanzare sia me sia te.
- intervento e selezione a cura di Claudia Consoli
L'autrice consegna una narrazione che procede frammentata, dove i capitoli e i paragrafi corrispondono a momenti e a ricordi isolati del loro passato. Poetica e raffinata, la voce del personaggio di Vanessa regala al lettore la sua intima confessione, sempre in bilico tra l'uso di un "Tu" che non può che essere Virginia, e quello di un "Io" che faticosamente tenta di manifestare se stesso.
Vanessa e Virginia è un romanzo brillante, una delle testimonianze meno scontate di quella magia che fu la letteratura della Woolf. A ogni pagina è evidente lo studio profondo da cui nasce il testo, quel serio lavoro di approfondimento compiuto non solo sulla produzione letteraria di Virginia, ma anche sulla pittura di Vanessa e sulla ricerca personale e collettiva di tutti gli altri membri del Bloomsbury Group.
Dentro il romanzo troverete tutte le avventure e le dinamiche di una compagnia irriverente, troppo spesso dipinta solo come un circolo di intellettuali snob.
E gli amanti di Virginia Woolf non potranno non riconoscere tra le righe i numerosi e fini richiami alle opere della loro amata scrittrice, un sottile sottotesto che, ancora una volta, ci ricorda da dove sono nate quelle pagine immortali. Non dimenticherete più che accanto a Virginia ci è sempre stata una sorella-madre, una donna coraggiosa che l'ha protetta e salvata tante volte, prima del 28 marzo 1941.
Edizione di riferimento: Susan Sellers, Vanessa e Virginia, Beat Edizioni, Milano, 2013, pp. 192.
Tu eri quella che ci sapeva fare con le parole. Tu eri quella in grado di prendere un evento e descriverlo in modo da rivelarne l'essenza. Io quel talento non lo possiedo. Se ora fossi al posto mio, tu sapresti... Troveresti un modo di penetrare la verità e rivestire le tue scoperte di parole talmente potenti da far cantare e piangere il cuore di chi legge.
Ci hanno addestrato a diventare due signore. Com'è che hai detto una volta? Abbiamo imparato a venerare l'angelo della virtù, una creatura capace di una tale abnegazione da non avere bisogni propri. Questo era il modello che ci veniva proposto: il nostro punto di arrivo e il nostro implacabile pungolo. Ci umiliava quando non riuscivamo a imitarlo, ostacolava qualsiasi ambizione potessimo nutrire. C'è poco da stupirsi, dunque, che tu l'abbia uccisa infilando la punta della tua penna nel suo seno perfetto, inimitabile.
Stella aveva riempito il vuoto lasciato dalla mamma e adesso anche lei ci veniva strappata. Ci tenevamo strette l'una all'altra mentre la sua vita scivolava via, e così abbiamo imparato che la felicità è una cosa fugace.
Se ora fossi tu a scrivere [...] sapresti descrivere l'ombrello di Saxon arrotolato con estrema eleganza, l'eccentrica pronuncia di Lytton, la sua cadenza musicale, le pause, le mani tremolanti di Leonard.
Penso a tutte le ore che ho trascorso a lavorare insieme a te nel giardino d'inverno. Quando mi interrompevo per guardare quello che avevo fatto, il rumore della tua penna che viaggiava sulla pagina era il solo incentivo che mi serviva per continuare.
Con Gita al faro è stato diverso. Lì, per la prima volta, ho sentito tutta la forza del tuo genio. Dal complesso equilibrio tra composizione e visione, dalla squisita esecuzione di ogni frase, ho capito, mio malgrado, che eri un'artista consumata e che io non sarei mai riuscita a fare nulla che fosse all'altezza. Avevi di nuovo raccontato la nostra storia [...] avevi ritratto la mamma e il papà con una maestria che mi lasciava senza fiato. Era come se, concentrandoti su alcune caratteristiche ben precise, fossi riuscita a porgerle al lettore con un'immediatezza che le rendeva archetipiche e vivide al tempo stesso, istruttive e vere insieme. Le avevi liberate dalle insidie della memoria e le avevi usate per riflettere su questioni più profonde riguardanti l'esistenza umana. E tutto questo con una prosa di una tale limpidezza, di una tale intensità che mi lasciava ammirata. Eri andata oltre [...] Stavolta avevi fatto una cosa tanto epocale da fare avanzare sia me sia te.
- intervento e selezione a cura di Claudia Consoli
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