Trentaquattro storie di donne che, attraversando le epoche e i paesi del mondo, insieme raccontano la condizione femminile in una visione storica completa.
Milton Fernàndez, scrittore, poeta, regista, editore che dal 2011 è anche direttore artistico del Festival della Letteratura di Milano, le ha raccolte nel suo volume Donne. Pazze, sognatrici, rivoluzionarie edito da Rayuela Edizioni.
L'autore spazia dalla Francia del 1600 al Messico del 1910, dall'America schiavista di metà Ottocento all'Argentina del 1977, nel tentativo di comprendere i tanti modi con cui gli uomini hanno nel tempo scritto e determinato la storia delle donne.
I racconti sono brevi e molto intensi, le vite delle protagoniste tutte reali, quelle di donne che silenziosamente o pubblicamente hanno segnato la storia di tutti.
C'è Clara de la Rocha, colonnella e rivoluzionaria messicana; Martine De Bertereau pioniera della mineralogia francese; Sojourner Truth, prima donna nera della storia a portare un bianco in tribunale e a vincere la causa; Pina Bausch e Isadora Duncan che per prime ebbero il coraggio di portare in scena la danza come forma di libertà; Azucena Villaflor, una delle madri argentine di Plaza de Mayo; Lilly Parr, campionessa inglese di uno sport da sempre appannaggio esclusivo degli uomini; Rose Mapendo, fondatrice della Mapendo International, un'organizzazione che aiuta i rifugiati provenienti dalle guerre intestine africane e di riunire le famiglie divise.
Milton Fernàndez è un uomo che con profondo rispetto cerca di entrare nel mistero delle donne, con gli occhi e la penna pieni di stupore per quello che ovunque hanno sopportato e superato.
C'è tanta gratitudine in questi racconti, come se il libro fosse un modo per ringraziarle della lezione morale e intellettuale che hanno dato al mondo.
C'è tanta gratitudine in questi racconti, come se il libro fosse un modo per ringraziarle della lezione morale e intellettuale che hanno dato al mondo.
Ma c'è anche tanta amarezza e dolore; le storie di ieri somigliano tremendamente a quelle di oggi e la parabola non si è conclusa:
Le sabine vengono rapite dai romani condotti da Romolo, in quanto necessarie alla nascita di una nazione. Lo studiamo a scuola. Ce lo ha raccontato mille volte il cinema [...] Pressapoco quello che ha fatto Boko Haram, di recente in Nigeria, col rapimento di 20 ragazze. Notizia che ha tenuto banco per qualche giorno sui telegiornali occidentali, salvo poi rifugiarsi tra i fatti inevitabili dell'esistenza. "Sono state date in mogli ai miei uomini", ha dichiarato Haram. "Smettete di cercarle. Sono già diventate brave musulmane". Un giorno i ragazzini di quelle regioni studieranno questa storia. Distaccati, inconsapevoli, persino divertiti. Non è così che si fa dagli inizi del tempo?
Ecco che il destino delle donne torna ad apparirci inevitabile e ogni giorno dimentichiamo.
Un libro come questo può aiutarci ad averne memoria e a pensare che non serve andare lontano per vedere i segni di tutto questo.
C'è anche la storia di Silvie, una ragazza nera che era facile incontrare a Piazza XXIV Maggio a Milano, morta una sera, proprio così vicino a tutti noi, nel freddo della città che abitiamo.
Edizione di riferimento: Milton Fernandez, Donne. Pazze, sognatrici, rivoluzionarie, Rayuela Edizioni, Milano, 2015.
La Storia è donna. Il vincitore è maschio. È quest'ultimo che ha scritto la prima. Che l'ha creata. Che continua a modellarla a sua immagine e somiglianza. Con lei ha plasmato anche miti, fiabe, cosmogonie.
Così cala il sipario. Martine morirà nel 1642, senza più vedere suo marito né le sue figlie. Sono in pochi oggi a ricordare le gesta di una donna i cui studi contribuirono a rilanciare l'attività mineraria in Francia e in diversi luoghi del mondo. L'unica che si è sentita in grado di scrivere ai due uomini più potenti del suo tempo, sapendo, forse già dal primo istante, che nulla sarebbe cambiato in tempi così brevi, ma che bisognava pur cominciare.
Sojourner Truth a Washington, quando aveva quasi ottant'anni, venne buttata giù da un tram, da un conducente bianco, e si ruppe un braccio. Non avrebbe mai potuto immaginare, quel miserabile, che un giorno quel nome - il ricordo di quella donna minuta, dura come l'acciaio - sarebbe sbarcato sul pianeta Marte dopo un viaggio interstellare, davanti agli occhi del mondo intero. Nel 1997, infatti, un modulo robotico della Nasa, intitolato Sojourner, in onore di quella eroina della dignità umana, è per la prima volta approdato sul pianeta rosso. È successo il 4 Luglio. Giorno dell'Indipendenza. Che fate lì con quegli occhi spalancati?, avrebbe detto lei. Non sono forse una donna, io?
A cura di Claudia Consoli
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