Ti innamorerai senza pensare
di Francesca Vecchioni
Mondadori Electa 2015pp 129
Euro 14.90
«Si sarà capito, sono un tipo informale» sorride Francesca Vecchioni che, neanche il tempo di togliersi la giacca, chiama in vivavoce la mamma.
È il 3 marzo 2016 e siamo al primo incontro della rassegna letteraria Le pagine
di Clio a Cernusco sul Naviglio (Milano). Francesca è l’ospite con cui si è
pensato di inaugurare un percorso lungo tutto il 2016, nato dall’iniziativa
dell’associazione Clio Cultura Libri Idee Opportunità.
Gli appuntamenti si tengono nella libreria La bottega del libro di Maria Lo Riggio e sono curati e condotti dalla scrittrice Loredana Limone, mentre le letture dei brani sono dell’attrice Federica Toti.
Anche Critica letteraria è stata coinvolta nel progetto e sul nostro sito troverete, per ogni evento, la cronaca relativa.
Gli appuntamenti si tengono nella libreria La bottega del libro di Maria Lo Riggio e sono curati e condotti dalla scrittrice Loredana Limone, mentre le letture dei brani sono dell’attrice Federica Toti.
Anche Critica letteraria è stata coinvolta nel progetto e sul nostro sito troverete, per ogni evento, la cronaca relativa.
Sembra a volte che certe storie si scrivano da sé.
Francesca Vecchioni è figlia di un cantautore famoso e nella vita ha fatto
scelte non comuni a tutti: con la sua ex compagna Alessandra Brogno ha avuto
due gemelle ricorrendo alla fecondazione eterologa in Olanda. Evidentemente
questo fa parte della storia contenuta nel suo libro Ti innamorerai senza
pensare pubblicato nel 2015 da Mondadori, ma limitarsi a scriverne sarebbe
stato troppo semplice. Indipendentemente dalle decisioni che ciascuno prende,
come si fa a raccontare la propria vita senza buttarla lì, senza compiacere a
tutti i costi le aspettative di chi legge?
«Avevo dato per scontato che parlare di me fosse facile. Mi sbagliavo. Ho pensato di farlo partendo dai momenti salienti, dai ricordi base un po’ come nel film Inside Out. Ho iniziato raccontando dei miei nonni perché sono convinta che la nostra futura esistenza venga in qualche modo preparata da chi ci precede».
«Avevo dato per scontato che parlare di me fosse facile. Mi sbagliavo. Ho pensato di farlo partendo dai momenti salienti, dai ricordi base un po’ come nel film Inside Out. Ho iniziato raccontando dei miei nonni perché sono convinta che la nostra futura esistenza venga in qualche modo preparata da chi ci precede».
Ecco allora che prima ancora di conoscere la Francesca bambina, vediamo l’incontro tra Irene e Roberto, i suoi genitori, l’una figlia di un colonnello, l’altro di un conte. Si conoscono da ragazzi a Ischia dove un indovino del posto predice a Roberto un forte dolore. Poco male, perché una partita di calcetto in spiaggia gli costa una gamba rotta che intenerisce Irene facendola capitolare! Dopo qualche anno arriva Francesca, anche lei, guarda a caso, anticipata da un veggente che si avvicina alla madre durante una serata di cabaret del marito.
La troviamo alle prese con la separazione dei genitori, la nascita di una sorella, gli spostamenti Roma-Milano, i primi amori e i baci da sperimentare fino a quando, a diciannove anni, il padre le piomba in casa preoccupato, da tempo la vede strana e pensa ci sia di mezzo un ragazzo: «Perché non me lo vuoi dire cosa c’è che non va? È un drogato?, un poco di buono?! […] Non sarà mica in galera, vero? È in galera e non vi riuscite a vedervi?». Di fronte a congetture simili non le resta che dire la verità: «È che non sto un uomo, papà, sto con una donna! Ci fu un attimo di silenzio. La sua mente dovette registrare la cosa. Poi si alzò di scatto come per andarsene. E disse: Ma vaff… mi hai fatto spaventare». (p.42)
Se nella famiglia Francesca ha trovato sostegno, non
sempre ha potuto dire lo stesso del mondo fuori. Nel libro racconta di un
episodio di violenta omofobia non subito direttamente, ma a cui ha assistito in
gioventù quando in un locale gay di Roma alcuni ragazzi organizzano una
spedizione punitiva in piena regola. Per arrivare agli attacchi personali
avvenuti dopo che Francesca e Alessandra, a breve distanza dalla nascita delle
gemelle, accettano di fare un servizio per un settimanale molto conosciuto. Il
direttore del giornale vorrebbe addirittura metterle in copertina con un titolo
che rischia di non passare inosservato ‘Siamo una famiglia’. Quello fu uno dei
numeri più venduti dell’anno che però vide un susseguirsi di critiche e
insulti.
Le minacce non sono mancate nemmeno quando, sotto una loro foto a Palazzo Marino scattata durante l’iscrizione alle unioni civili del comune, qualcuno scrive una frase di odio, un avvertimento in stile nazista: ‘Ora gli zoppi sono registrati e possiamo andarli a prendere’.
Le minacce non sono mancate nemmeno quando, sotto una loro foto a Palazzo Marino scattata durante l’iscrizione alle unioni civili del comune, qualcuno scrive una frase di odio, un avvertimento in stile nazista: ‘Ora gli zoppi sono registrati e possiamo andarli a prendere’.
Essere vittime di pregiudizi non significa solo domandarsi perché una società li ammetta, da dove abbiano origine, ma il punto è anche capire in che modo essi vengono trasmessi. E qui entra in gioco la formazione di Francesca che è giornalista ed esperta di comunicazione: «Con l’associazione Diversity ci occupiamo di istruire i media principali a trattare gli argomenti legati all’omosessualità, a gestirli nella maniera giusta, con i termini corretti. Perché il pregiudizio è legato alla mancanza di informazioni. Al contrario fornire le dovute precisazoni avvicina e colma la distanza. Prendiamo le discussioni sull’utero in affitto (che sarebbe meglio chiamare con il suo nome ‘gestazione per altri’) oppure le accuse rivolte dagli organizzatori del Family Day alle coppie di uomini che vogliono adottare. Proprio in quest’ultimo caso si cerca di giungere a conclusioni approssimative e fuorvianti: sono convinta che due uomini avranno una cura speciale verso i loro bambini, sapranno cosa raccontare loro per assicurarsi che sappiano di essere stati fortemente desiderati».
«Perché le idee sono come le stelle che non le spengono i
temporali» dice Chiamami ancora amore, la canzone con cui Roberto Vecchioni ha
vinto il Festival di Sanremo nel 2011(nel libro Francesca racconta divertenti
retroscena dell’insolita scelta del Professore di andare all’Ariston).E in
questo libro di idee ce sono tante di quelle che puntano a cambiare le cose, di quelle che non ci stanno a farsi spegnere facilmente.
Social Network