di Mara Barbuni
Flower edizioni, 2016
pp.
€ 15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Chi ci segue più o meno regolarmente credo abbia intuito da tempo la passione che la sottoscritta – insieme ad altri redattori – nutre per l’opera di Elizabeth Gaskell, che ho in diverse occasioni citato come una delle interpreti più interessanti del periodo mid victorian, età straordinaria per la produzione letteraria inglese ma anche epoca di contraddizioni, mutamenti sociali e culturali (ai link le recensioni di North and South, Wives and Daughters e della biografia dedicata a Charlotte Bronte). Se fino a qualche tempo fa in Italia il nome di Gaskell era noto soprattutto in ambito accademico, negli ultimi anni la popolarità della scrittrice britannica sembra aver conquistato anche una buona parte del pubblico, grazie soprattutto alla trasposizione televisiva di alcune delle sue opere principali e alla traduzione in italiano di queste, talvolta inedite per il pubblico nostrano, in un catalogo che ci auguriamo continui ad arricchirsi.
Se è importante mettere a disposizione dei lettori italiani l’opera tradotta di Gaskell, non da meno lo è considerare gli studi critici, fondamentali per orientarsi nella produzione letteraria dell’autrice inglese. In quest’ottica, ho letto quindi con particolare interesse il breve saggio di Mara Barbuni, Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana, un percorso, come si evince dal titolo, nella domesticità nell’opera gaskelliana. Barbuni, con un PhD in Letteratura inglese e una proficua esperienza in traduzione e studi su Gaskell, Jane Austen, le poetesse del Romanticismo inglese, da anni affianca all’attività accademica progetti rivolti al grande pubblico, tra cui la gestione del blog letterario Ipsa Legit e la rivista dell’associazione JASIT (la Jane Austen Society of Italy, che ha contribuito a fondare).
Il saggio in questione, pubblicato quest’anno dalla casa editrice Flower-ed, è senza dubbio una lettura interessante che attraverso un punto di vista adottato anche in altri studi di questo tipo – mi riferisco, per esempio, al fondamentale saggio di Carolyn Lambert “The Meanings of Home in Elizabeth Gaskell’s Fiction” – si rivolge ad un pubblico che abbia già una certa familiarità con la produzione gaskelliana, dai romanzi alle short stories, accompagnandolo in un viaggio dentro la casa vittoriana, per metterne in luce la centralità nell’opera dell’autrice inglese. Barbuni guida il lettore rinunciando al piglio accademico senza per questo perdere in autorevolezza e precisione critica, immaginando di condurre realmente il lettore tra quelle mura, dove l’opera di Gaskell prende vita e si riveste di nuovi significati.
Casa ed ambienti, centrali nella scrittura gaskelliana, rivelano quindi al lettore l’animo e il carattere dei personaggi, turbamenti e desideri, condizione sociale ed aspirazioni, ruoli e regole di un mondo in trasformazione spesso raccontato nella contrapposizione campagna/città. Un viaggio che, naturalmente, inizia dal giardino, prima di fare ingresso nella dimora vittoriana: elemento centrale nella letteratura del tempo e nella vita domestica, diviene simbolo di libertà, piacere e fatica fisica, in un mondo diviso tra sfera pubblica di appannaggio maschile e sfera domestica entro cui le donne erano costrette. Anche in Gaskell, quindi, i giardini rivestono un ruolo molto importante «sia per la loro valenza visuale che per la loro portata simbolica» e nei romanzi e racconti assumono di volta in volta in volta significati differenti, in cui l’autrice mette in risalto ora l’aspetto sensuale ora la calma serenità del giardino e dell’ambiente naturale in genere. Ed è proprio la natura a rivelare in maniera inequivocabile lo scorrere del tempo, attraverso la ciclicità dei suoi mutamenti, mentre umori e sentimenti vi sono associati per similitudine o contrasto.
Il saggio in questione, pubblicato quest’anno dalla casa editrice Flower-ed, è senza dubbio una lettura interessante che attraverso un punto di vista adottato anche in altri studi di questo tipo – mi riferisco, per esempio, al fondamentale saggio di Carolyn Lambert “The Meanings of Home in Elizabeth Gaskell’s Fiction” – si rivolge ad un pubblico che abbia già una certa familiarità con la produzione gaskelliana, dai romanzi alle short stories, accompagnandolo in un viaggio dentro la casa vittoriana, per metterne in luce la centralità nell’opera dell’autrice inglese. Barbuni guida il lettore rinunciando al piglio accademico senza per questo perdere in autorevolezza e precisione critica, immaginando di condurre realmente il lettore tra quelle mura, dove l’opera di Gaskell prende vita e si riveste di nuovi significati.
Casa ed ambienti, centrali nella scrittura gaskelliana, rivelano quindi al lettore l’animo e il carattere dei personaggi, turbamenti e desideri, condizione sociale ed aspirazioni, ruoli e regole di un mondo in trasformazione spesso raccontato nella contrapposizione campagna/città. Un viaggio che, naturalmente, inizia dal giardino, prima di fare ingresso nella dimora vittoriana: elemento centrale nella letteratura del tempo e nella vita domestica, diviene simbolo di libertà, piacere e fatica fisica, in un mondo diviso tra sfera pubblica di appannaggio maschile e sfera domestica entro cui le donne erano costrette. Anche in Gaskell, quindi, i giardini rivestono un ruolo molto importante «sia per la loro valenza visuale che per la loro portata simbolica» e nei romanzi e racconti assumono di volta in volta in volta significati differenti, in cui l’autrice mette in risalto ora l’aspetto sensuale ora la calma serenità del giardino e dell’ambiente naturale in genere. Ed è proprio la natura a rivelare in maniera inequivocabile lo scorrere del tempo, attraverso la ciclicità dei suoi mutamenti, mentre umori e sentimenti vi sono associati per similitudine o contrasto.
Cuore del saggio è, senza dubbio, lo spazio chiuso della casa, che diviene simbolo dell’età vittoriana e dei suoi valori: Barbuni ne sottolinea il significato storico e sociale, soffermandosi anche in questo caso sulle descrizioni puntuali di ambienti ed oggetti frequenti nella narrativa gaskelliana per mezzo di lunghi brani estratti dai romanzi e dai racconti, che esemplificano direttamente la centralità e il significato della casa nell’opera di Gaskell. Alla descrizione dell’ambiente domestico si legano infatti considerazioni circa il rapporto tra le classi sociali, la riflessione psicologica sui personaggi, i ruoli all’interno della società vittoriana e la condizione femminile.
Ma è anche un viaggio curioso tra oggetti ed abitudini dell’epoca, mode, usi, passatempi: quegli ambienti saturi di oggetti, le descrizioni minuziose di mobili, suppellettili, stanze, che rivelano moltissimo del carattere e delle aspirazioni dei personaggi, soprattutto, sottolinea Barbuni, in opere come Mogli e figlie, in cui le donne sono protagoniste assolute, e si caricano di un significato che va oltre la materialità dell’oggetto o la semplice funzione di un ambiente. Della casa impariamo a conoscere i differenti usi delle stanze – sitting room, drawing room, parlour – ma anche l’importanza del “ricevere”, su cui la stessa Gaskell scrisse un breve manuale, esempio di un interesse molto popolare al tempo per l’amministrazione della casa, l’arte dell’ospitalità e la cucina. E relativamente al cibo, Barbuni ricorda l’importanza che questo riveste nell’opera di Gaskell, in cui i riferimenti sono piuttosto frequenti e danno modo ancora una volta di familiarizzare con quel mondo tanto abilmente evocato, comprenderne abitudini, differenze di status sociale, regionale e possibilità economiche.
È quindi intorno al focolare, cuore della casa, che il saggio si chiude: simbolo «dell’ethos vittoriano» ha la duplice valenza di socializzazione e solitudine, con cui di volta in volta l’autrice si confronta. Il fulcro della vita domestica, il luogo ideale intorno a cui riunire la famiglia, uno dei temi centrali nella narrativa gaskelliana, che ritorna, in forme differenti, in tutte le sue opere nelle quali, ricorda ancora Barbuni, i rapporti famigliari - e la maternità, soprattutto – rappresentano «il perno intorno al quale si sviluppano i suoi romanzi».
Una lettura ricca di spunti, un punto di osservazione interessante sulla produzione letteraria di una scrittrice al centro negli ultimi anni di una progressiva riscoperta da parte del pubblico, che troverà quindi in questo saggio di veloce lettura ma non banale, uno sguardo appassionato e attento sull’opera gaskelliana. Un ulteriore tassello, nella bibliografia italiana intorno ad un’autrice da riscoprire e che ancora una volta ci auguriamo apra la strada ad ulteriori pubblicazioni di questo genere.
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