di Jamie Vardy e Stuart James
traduzione di Stefano Chiapello
Bompiani overlook, 2016
pp. 264
cartaceo: € 17
e-book: € 9,99
A molti (compresa la sottoscritta) il nome Jamie Vardy non dirà granché, ma per gli appassionati di sport è semplicemente la prova che non si deve mai smettere di credere nei propri sogni.
Jamie Richard Vardy nasce a Sheffield nel 1987 ed inizia a giocare a calcio fin da bambino nelle giovanili della squadra della sua città, lo Sheffield Wednesday.
Vardy alterna il calcio al lavoro in una fabbrica di sostegni ortopedici e sogna di diventare come il suo mito: David Hirst.
Dopo essere stato costretto a lasciare lo Sheffield perché giudicato non abbastanza robusto, a 16 anni approda nelle giovanili dello Stocksbridge Park Steels e, in seguito ad un lungo periodo tra le fila di varie squadre dilettantistiche, nel 2012 viene comprato dal Leicester City per una cifra mai pagata per un giocatore non professionista: un milione di sterline.
Dalla stagione 2015-2016 Claudio Ranieri inizia ad allenare il Leicester e Vardy, finalmente, riscatta il suo passato di ragazzo difficile (è stato agli arresti domiciliari per aggressione) mettendo a segno moltissimi goals.
Il Leicester riesce a salvarsi insperabilmente dalla retrocessione e, vittoria dopo vittoria, si aggiudica il titolo di campione d'Inghilterra, mentre Jamie conquista anche il premio di miglior giocatore della Premier League.
La storia di questo ragazzo assomiglia molto a quella raccontata nelle canzoni che parlano di working class hero, e lui stesso racconta che non sarebbe mai stato in grado di immaginare che
"(...) un operaio che faceva i turni in fabbrica, viveva a casa con i genitori e segnava qualche goal in una squadra di dilettanti senza pretese (...)"potesse riuscire a raggiungere le vette del calcio mondiale.
Quello che colpisce di Jamie Vardy è la sua profonda onestà, il non rinnegare gli anni bui, e nemmeno l'aggressione di cui si rese partecipe, perché compiuta ai danni di un ragazzo che aveva insultato un compagno di squadra con un handicap.
Non mancano le stranezze, le particolarità di questo campione, prima fra tutte la ferma intenzione di curare in modo alquanto atipico una contusione subita nel primo anno di permanenza al Leicester:
"(...) In quel periodo avevo in casa una bottiglia di tre litri di vodka in cui mettevo un mucchio di Skittles, una volta che questi si erano sciolti del tutto ne aggiungevo degli altri, ma era importante che fossero tutti viola o rossi, perché quelli gialli e arancioni non mi piacciono. Quando ero a casa e mi annoiavo, ne versavo un bicchiere, mi sedevo tranquillo e me lo gustavo. La vodka non era male, ma a quanto pare non faceva bene alla mia contusione, che continuò a sanguinare internamente per molto tempo (...)".
Divertentissimo è l'episodio della partita di calcio-tennis coi calciatori italiani Di Canio e Carbone, che testimonia ancora una volta l'incredibile volontà di un ragazzino di mettere al centro della sua intera esistenza la passione per il calcio.
Non è certamente un libro per i soli addetti ai lavori, ma è una autobiografia ricca di spunti per tutti, in primis forse per noi giovani, che troppo spesso ci culliamo nella convinzione che non ci sia spazio per i nostri sogni.
La vita di Jamie Vardy, infatti, sembra ricalcare i versi di una poesia scritta tanti anni fa, ma sempre attualissima quando si tratta di credere in sé stessi e nelle proprie potenzialità:
"(...) Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima (...)".
Ilaria Pocaforza
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