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"Per aspera ad astra": la Callas di Hop! edizioni

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La Callas
di Amalia Mora
Hop!, 2017

€ 18.00
pp. 88


È la più moderna delle donne, tuttavia vive in lei una creatura strana, misteriosa, arcana, che nasconde terribili conflitti interiori. (P.P. Pasolini)

Sono molti, nell'ultimo periodo, i volumi che si propongono di celebrare le grandi donne della storia, di portare all'attenzione dei giovanissimi figure femminili che possono diventate modelli e punti di riferimento e che, in un mondo non ancora libero da maschilismi, continuano a essere dimenticate o non giustamente considerate. È il caso per esempio delle Storie della buonanotte per bambine ribelli, recentemente edite da Mondadori. La stessa operazione, ma in maniera più democratica (rivolgendosi quindi non solo alle ragazze, ma a tutti, con un più generico 12+), si propone la casa editrice Hop! con la collana "Per aspera ad astra. La forza delle donne", dedicata a raccontare le vite di personaggi significativi e complessi, emersi per lo più in ambito artistico (da Madonna ad Audrey Hepburn, da Virginia Woolf a Frida Kahlo).
Non dunque donne semplicemente "importanti", ma donne che hanno avuto un'esistenza sfaccettata, spesso drammatica, di non univoca lettura, e non sempre felice. Dunque donne che possono insegnare nel trionfo, come nel momento della caduta, e che rivelano la propria forza attraverso la fragilità.
Anche nel caso di Maria Callas, la Divina della lirica, quella che viene narrata è una storia di successi alternati a frequenti momenti di stallo, se non a rovesci di fortuna piuttosto rovinosi. Figura carismatica, ma dal carattere non facile, la Callas assecondava gli impulsi più che la ragione, sul piano professionale quanto su quello privato e tanto era amata sul palcoscenico per la sua voce duttile e la sua abilità interpretativa, tanto era discussa e talvolta condannata per le sue travagliate vicende personali (dal rapporto conflittuale con la madre all’abbandono del marito per la tormentata relazione con Onassis). 

La scelta interessante dell'editore è quella di fare dei numeri della collana degli albi illustrati in cui protagoniste non sono tanto le parole, quanto le illustrazioni che le accompagnano, le integrano e le completano. Di fronte a un narrare semplice, lineare, che sacrifica un po' l'approfondimento in favore dell'esposizione dei fatti, le immagini sono invece ricche ed emblematiche, necessarie alla piena comprensione del personaggio presentato. Amalia Mora riesce, attraverso il suo tratto deciso, i contrasti chiaroscurali e il sapiente uso dei cromatismi, a evidenziare la spigolosità del personaggio, la sua solitudine, il suo dramma. Il prevalere dei rossi, del nero, del blu scuro, ci dice della passione, e dell’aura tragica che circondava la diva anche nei momenti più luminosi della carriera; gli occhi, quasi sempre in ombra, o rivolti altrove, ci dicono dell’intimo tormento che la affliggeva. E, va detto, benché l’opera sia rivolta a un pubblico giovane, è il lettore adulto che ne apprezza maggiormente le sfumature, che indovina i riferimenti, che torna con piacere ad ascoltare sul vecchio giradischi le incisioni della Tigre. 

Carolina Pernigo