#PercorsiCritici - n. 3 - L'arte di raccontare la vita e la bellezza di leggerne le tracce




Qual è il confine tra quello che un uomo vive nel suo profondo e ciò che racconta? Le biografie - raccontate dall'autore stesso oppure da altri - si pongono in mezzo, in un vortice paradossale fuori dal tempo e dallo spazio, in cui l'io narrante (o chi per esso) si solleva a osservare la propria vita e ripercorrerne il flusso, fino a quel momento.
Vite vissute e raccontate, in cui il ricordo si mescola alla ricostruzione e i fatti diventano racconto. Spesso ispiranti, talvolta scioccanti, altre volte ancora esempio di forza e determinazione: le biografie sono ad oggi uno dei generi più affascinanti, in cui lasciare da parte per una volta la finzione letteraria e affacciarsi alla vita reale, fatta di imprevisti, seconde occasioni, possibilità.
Il tempo della biografia non lascia scampo: è la vita vera quella che stiamo leggendo e le emozioni, sia di gioia che di disfatta, sono altrettanto autentiche. Per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro terzo #PercorsiCritici a questo genere, in cui è fondamentale esporsi e mettersi a nudo, narrando la propria verità.

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Partiamo da storie che hanno come impronta comune il coraggio e la forza di ripartire: esemplare è la celeberrima vicenda biografica di Steve Jobs, ormai diventato un simbolo di come da un fallimento si possa sempre ripartire. In Steve Jobs, di Walter Isaacson (Mondadori, 2011), l'unica biografica autorizzata del fondatore della Apple, scopriamo l'uomo dietro il mito: il carattere difficile, scostante, a tratti iracondo e il suo essere anche marito e padre lontano, talvolta assente. Tuttavia, nel libro vengono ripercorse anche le tappe che lo hanno reso una celebrità nel mondo imprenditoriale, con l'ormai celeberrima risalita, dopo il licenziamento dalla stessa azienda da lui fondata.

Altro personaggio contemporaneo la cui vicenda ha fatto il giro del mondo, e che come Jobs è diventato un fuoriclasse del suo ambito, è Andre Agassi. Non sempre, infatti, ci si sofferma su quanto il talento possa diventare un peso insopportabile da portare: in Open, edito da Einaudi, sempre nel 2011, l'autore, stavolta in prima persona (con la collaborazione di J.R. Moehringer), ci racconta come è essere diventati un asso del tennis già da giovanissimo. Tra le pagine del volume trova posto quello che non si percepisce quando acclamiamo uno sportivo sul campo da gioco: sul tabellone noi vediamo solo i risultati ed è davvero difficile quanto possa essere dura la vita di una campione come Agassi. Gli allenamenti estenuanti, la costante sensazione di sentirsi in gabbia, di lavorare per l'unico scopo che gli è consentito avere nella vita e la perenne, tremenda, sensazione di dover fare sempre di più, di superare ogni volta sé stesso; infine, il rapporto col padre. Quello col genitore è un legame a dir poco problematico, poiché è lui che lo costringe a colpire 2500 palle al giorno, già a 7 anni, e gli impedisce di vivere la sua vita da ragazzo, rubandogli per sempre gli anni della fanciullezza; Agassi si sente imbrigliato in uno sport che arriva ad odiare ma che al contempo, ormai, non può abbandonare.

Se Jobs e Agassi sono due personaggi su cui si sono concentrati gli occhi del mondo, per motivi diversi, è importante ricordare anche un'altra figura, la quale ha richiamato lei stessa l'attenzione degli altri, per mostrare e rendere viva la sua arte. La particolarità della "performance art", appunto, è il fatto che l'opera d'arte esiste solo nel momento in cui essa viene rappresentata, ed è il contemporaneo incrociarsi degli sguardi di chi la osserva e l'esecuzione dell'artista a renderla tale. Sicuramente, senza dubbio alcuno, oggi è Marina Abramović, la rappresentante indiscussa di tale corrente artistica; la sua figura, altera e misteriosa, è capace di smuovere e incuriosire intere folle. Nella sua autobiografia, Attraversare i muri (Bompiani, 2018), la stessa riesce a darci una rappresentazione del significato che l'arte performativa ha per lei, come già indica il titolo, contestualizzando il tutto all'interno della propria vita.

L'arte, inoltre, può anche essere essa stessa veicolo per raccontare un'esistenza, rappresentandone i vari aspetti e trasformandoli in sfumature cromatiche; una vita, infatti, può essere mostrata in molti modi e sicuramente l'utilizzo di disegni e di colori può costituire un valore aggiunto. Questa particolare potenzialità è stata compresa dalla casa editrice Hop!, che ha fondato un'intera collana, intitolata Per aspera ad astra, composta da biografie illustrate di donne la cui vicenda è in qualche modo significativa. Oltre alla già citata Abramović (Marina, Hop! Edizioni, 2018), in essa rientrano figure che si collocano in contesti storici molto diversi ma che sono tutte accomunate dalla stessa forza e determinazione e spesso scopriamo anche storie che non avremmo mai immaginato, come nel caso di Sarah Jessica Parker (Sarah, Hop! Edizioni, 2018). L'attrice americana, nota al pubblico per aver interpretato l'ormai celeberrima giornalista Carrie Bradshaw, personaggio di punta della serie tv Sex and the city, infatti, non ha avuto una vita agiata e si è guadagnata il successo con il proprio lavoro, prima con piccole parti per arrivare poi al riconoscimento internazionale. Accanto a lei, altri nomi famosi, le cui vicende sono note, e non solo agli appassionati: citiamo, a titolo di esempio, l'immortale icona del cinema Audrey Hepburn (Audrey, Hop! Edizioni, 2017), la cui parabola racconta di una ragazzina timida che è diventata un punto di riferimento per l'arte cinematografica, e anche l'incredibile scalata della mitica Coco Chanel (Coco, Hop! Edizioni, 2018), la quale, grazie al suo talento e alla sua iniziativa imprenditoriale, nonché alla sua innegabile eleganza, ha trasformato il tuo talento sartoriale in un vero e proprio impero dell'alta moda.

Cantanti, attori e attrici, pittori e stiliste: sono tante le vite che hanno ispirato monografie dedicate a questo o a quest'altro personaggio, e, ad esempio, spesso è facile incontrare - come in un gioco di specchi - scrittori che raccontano di altri scrittori. In questa sede è possibile citare sia il volume di Sandra Petrignani dedicato a Natalia Ginzburg, La corsara (Neri Pozza, 2018) che il volume dedicato da Maria Grazia Calandrone ad Alda Merini (Una creatura fatta per la gioia. Biografia poetica di Alda Merini, Solferino, 2021). Questo rispecchiarsi di piani e immagini arriva al suo paradosso in Due vite, di Emanuele Trevi, edito da Neri Pozza nel 2020, in cui due vite reali diventano trasfigurazione letteraria per cogliere il regalo dell'eterno dato dalla letteratura.